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Mar. Dic 3rd, 2024

Milano Wine Business Forum, il tradizionale confronto organizzato da BS Business Strategies tra i protagonisti del mondo del vino sui temi più attuali e rilevanti del settore, ha affrontato quest’anno l’impatto economico del Covid-19 sul processo di internazionalizzazione nel settore vitivinicolo.

Come di consueto Silvana Ballotta, CEO BS Business Strategies e fondatrice di Milano Wine Business Forum, ha coinvolto alcuni attori chiave del sistema vinicolo internazionale in un dibattito che ha preso le mosse da un’indagine che si sta svolgendo in 12 paesi del mondo, tra Europa e America, da EuAWE – EUROPEAN ASSOCIATION OF WINE ECONOMISTS, e AAWE – AMERICAN ASSOCIATION OF WINE ECONOMISTS, le associazione europee ed americane degli economisti del vino.

Le prime indicazioni che emergono dallo studio evidenziano uno scenario interessante di cui sarà particolarmente utile tenere conto.

Se circa due terzi dei produttori di vino affermano che nel 2020 avranno subito un impatto tra “grave” e “gravissimo” dalla Pandemia di Covid, un terzo circa del campione dichiara impatto “modesto”.

Il punto sono i mercati, dicono i professori Davide Gaeta e Jean-Marie Cardebat, i due ricercatori dell’Università di Verona e di Bordeaux che hanno presentato i primi risultati della ricerca, e la differenza sta nei canali di distribuzione.

Le aziende che hanno il core del proprio business nel retail della grande distribuzione hanno sofferto molto meno di coloro che vivono di Horeca e di enoturismo.

Ma la ricerca evidenzia anche un altro aspetto. “In Italia le aspettative adattive del mercato sono negative”, sottolineano Gaeta e Cardebat, “il mercato che resiste è quello della grande distribuzione e si prospetta una tensione pesante nei prezzi del vino”.

La risposta in questi casi è quasi sempre il taglio dei costi di Mktg e Comunicazione ma sarebbe un grave errore, ammoniscono Gaeta e Cardebat.

E il primo intervento di Antonio Galloni, autorevolissima voce dall’universo americano, è una conferma forte e chiara in questo senso.

Intervistato da Silvana Ballotta, Galloni afferma che, come in tutte le crisi, questo è un “momento di grandi opportunità”.

“L’interesse del consumatore americano è sempre molto alto nei confronti del vino italiano, in particolare ci sono spazi per le fasce estreme di prodotto, crescono i vini di prezzo basso e quelli di prezzo molto alto. Soffre la fascia intermedia e soffrono quei vini che non hanno una forte identità. Un Soave, un Barolo, un Amarone, sono vini con una connotazione unica, non ci sono similari e questa è una garanzia per i loro mercati”.

“È stato un errore annullare appuntamenti come Prowein e Vinitaly, proprio nei momenti di difficoltà bisogna mantenere la rotta”.

“È importante avviare e mantenere un rapporto diretto con i consumatori”, avverte Galloni, “la consegna a domicilio negli USA funziona bene. Quello che è importante, come in tutti i momenti di crisi, è investire, non solo in denari ma anche in impegno e lavoro. Questo farà la differenza e il mercato premierà chi ha il coraggio di farlo”.

Dalle voci dei relatori si evince che non tutti i territori sono stati colpiti con la stessa gravità dalla crisi pandemica.

Pensiamo al Rioja, per il quale il 2020 è stato addirittura un’annata di crescita, in controtendenza mondiale, essenzialmente in virtù di una diversificazione dei canali distributivi.

In California, invece, Daou ha sfruttato la posizione di leadership in ambito innovazione e digitalizzazione per mantenere il valore delle vendite e conservare le risorse produttive.

E ancora a Montalcino dove Castiglion del Bosco ha elaborato una strategia di finanziamento innovativa basata sullo sfruttamento del processo di invecchiamento del Brunello.

Tutti concordi, comunque, sulle strategie da mettere in campo da subito per il prossimo futuro: fare sistema per affrontare i mercati internazionali valorizzando le identità e le “storie” dei territori per mantenere il valore dei nostri vini. Raccontare i nostri prodotti ovunque nel mondo e non solo nei paesi tradizionalmente meta per il nostro export, garantire la sicurezza dell’occupazione al settore, consolidando i mercati di export senza abbandonare il mercato interno, mantenere infine vicinanza al mondo dell’HoReCa studiando insieme modalità di relazione diretta con il cliente.

“Un confronto interessantissimo – ha concluso Silvana Ballotta – mai come oggi abbiamo bisogno di imprenditori visionari, ossia capaci di avere visione sul futuro e coraggiosi per intraprendere strade di innovazione e sviluppo”.

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