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Al netto dell’inflazione la famiglia italiana media taglia la spesa alimentare di 315 euro annui. Assoutenti: rischio ulteriore contrazione spesa

“I dati sulle vendite al dettaglio di agosto dimostrano ancora una volta come l’emergenza prezzi stia modificando profondamente le abitudini delle famiglie italiane, determinando un drastico taglio della spesa come forma di contrasto al forte aumento dei listini al dettaglio”. Lo dichiara Assoutenti in una nota.

“Il segnale più allarmante che arriva dal commercio”, afferma l’associazione, “è quello relativo agli alimentari, settore che in volume registra un drastico calo delle vendite del -4,1% su base annua, a fronte di una spesa per cibi e bevande che sale del 5,6%. Questo significa che, al netto degli effetti dell’inflazione, una famiglia con due figli taglia la spesa alimentare in media per 315 euro annui, un dato estremamente preoccupante”.

“Su commercio e consumi pesa il caro-prezzi e l’inflazione altissima sui beni primari come alimentari e carrello della spesa”, commenta il presidente Furio Truzzi. “Occorrerà ora capire come le misure del governo, a partire dal paniere tricolore, impatteranno sui listini al dettaglio e quindi sui consumi delle famiglie. Tutto ciò considerando anche la spada di Damocle rappresentata dalle bollette, perché in caso di una impennata delle tariffe nei mesi invernali, le famiglie reagiranno contraendo ulteriormente gli acquisti”.

“Di male in peggio. Su base mensile non scendono solo le vendite in volume, ma anche quelle in valore”. Lo dichiara Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori. “Per le vendite su base annua, invece, gli italiani continuano a spendere di più per colpa dell’inflazione ma a comprare di meno. Le vendite in volume, infatti, proseguono nella loro discesa, con quelle alimentari che segnano un divario su base annua pari a 9,7 punti percentuali tra vendite in valore (+5,6%) e quelle in volume (-4,1%). Un baratro, una dieta dimagrante obbligata, imposta dalla difficoltà di arrivare a fine mese”.

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“Invece di fare gli spot sul trimestre anti-inflazione, il governo farebbe meglio a fare qualcosa di utile per combattere il carovita”, commenta Dona. “Ci si domanda, ad esempio, perché per questo quarto trimestre non abbiano consentito ai negozianti, come da noi richiesto, di poter fare offerte sottocosto libere, togliendo il vincolo di legge di non poterne fare più di 3 all’anno e per massimo 10 giorni”.

Secondo lo studio dell’Unc, se si traduce in euro il calo dei volumi consumati su agosto 2022, le spese alimentari per una famiglia media scendono su base annua di 231 euro a prezzi del 2021, quelle non alimentari di 676 euro, per un totale di 907 euro. Una coppia con 2 figli acquista 315 euro in meno di cibo e 932 euro di beni non alimentari, per una cifra complessiva di 1247 euro, per una coppia con un figlio sono 285 euro in meno per mangiare, 1133 euro complessive.

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TM

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