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Ecco come cambiano le abitudini dei consumatori nel mondo, tra propensione all’acquisto online e scelte sostenibili “insostenibili”

Il 30% dei consumatori a livello globale, dopo il Covid19 ha cambiato le priorità e quindi le abitudini di acquisto orientandosi sempre più verso l’esperienza digitale.


Tra le top esperienze “online” predilette dai consumatori, al quarto posto c’è la partecipazione attiva nei market place virtuali per acquisire informazioni, acquistare e vendere. Inoltre, si dicono già pronti a vivere l’esperienza di acquisto nel metaverso. Indubbiamente l’e-commerce detterà le regole del business. USA e Cina – che insieme costituiscono i 2 terzi a valore delle vendite globali online – sono già il termometro del mercato.

Sono alcuni aspetti emersi da una ricerca NIQ presentata nei giorni scorsi in occasione del Food Retail Show organizzato da Gruppo Food. La community del food&beverage e le principali insegne del retail (Conad, Coop Italia, Decò Italia, Gruppo Sogegross, MD, Moderna 2020, Penny e Selex) si sono riunite a Milano per un momento di analisi, confronto e riflessioni sul futuro.

Secondo le stime di NIQ, anche la geografia dei consumi sta cambiando: entro la fine dell’anno l’Asia rappresenterà il 50% della spesa globale. Entro il 2030 salirà la spesa di acquisto di paesi come Arabia Saudita, Bangladesh, Brasile, Filippine, Indonesia, Iraq, Pakistan e Vietnam. Mentre calerà in Francia, Germania, Italia, Messico, Russia, Spagna, Turchia e UK. Nuove opportunità arriveranno dalla fascia dei consumatori Over 60 che nel 2030 sarà costituita da oltre 1,4 miliardi di persone.

Il crescente potere dei consumatori e il rapido cambiamento tecnologico sono tra i principali fattori che stanno causando alla filiera agroalimentare una perdita di valore del 10% (circa 60 miliardi di Euro), insieme alla complessità legislativa-fiscale, al maggiore interesse nella sostenibilità e all’incertezza geopolitica ed economica. È quanto evidenziato al Food Retail Show di Milano da EY, che nel 2023 ha avviato 23 progetti pilota con il progetto Value for Food. 40 le aziende coinvolte dell’Industria produttiva e del retail attraverso 100 interviste e 6 sondaggi e l’avvio di 15 tavoli di lavoro, che hanno consentito finora di ridurre le inefficienze stimate lungo la filiera con un contenimento delle perdite pari a 21 mld di euro.

Altro tema caldo per la filiera agroalimentare: la sostenibilità, ma il 41% di chi acquista non fa scelte sostenibili perché i prodotti sono troppo cari, il 27% perché non ne comprende il valore e il 29% perché non li trova disponibili sul display. Industria e GDO dovranno dunque lavorare in sinergia per renderla più accessibile economicamente e meglio comprensibile al consumatore.

Un altro fattore sempre più determinante è il trend del benessere e della salute collettiva che da almeno un decennio orienta la legiferazione dei singoli stati. Produttori e distribuzione dovranno fare attenzione a quello che comunicheranno: scegliere bene le battaglie sociali e cooperare con le istituzioni, proporre prodotti i cui attributi rispecchino le attese di benessere fisico e mentale del consumatore.

Durante la pandemia il consumatore ha fatto esperienza a lungo e a fondo dell’acquisto online. Il modello del “consumo a casa” è predominante e il confine tra “online” e “offline” è sottile. Oggi le persone cercano anche nel negozio fisico quei servizi che nei due anni vissuti da remoto hanno scoperto nell’esperienza online. Gli strumenti tecnologici a disposizione del retail sono tanti e in continua evoluzione, incluso realtà aumentata e metaverso. Il consumatore è sempre più predisposto alla tecnologia se questa è in grado di migliorare la sua consumer experience ed è proprio lui a indicare al retail i canali privilegiati da utilizzare. La vera sfida nel percorso di digitalizzazione è saperli integrare armoniosamente nel tessuto aziendale (dell’industria e della distribuzione).

Lo sanno bene all’estero. Giant Eagle, una delle principali catene di supermercati e store di alimentari in USA, nell’ultimo quinquennio ha investito 100 milioni di dollari per avviarsi a diventare una Digital Company a tutti gli effetti.

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Anche la GDO italiana si sta muovendo in questa direzione: insegne come Gruppo Sogegrass, Moderna 2000 e Selex confermano come l’area dell’Information Technology stia diventando sempre più strategica per il reparto marketing e come le figure professionali indispensabili per il rinnovamento del retail oggi siano gli ingegneri gestionali digitali e gli esperti in marketing e comunicazione digitale.

La digitalizzazione è imprescindibile per soddisfare un altro aspetto fondamentale della relazione con il consumatore: il tempo di consegna. Chi acquista online, infatti, si aspetta che la spesa sia consegnata in poche ore. E sui prodotti freschi ogni ritardo diventa anche un problema di rispetto delle norme che regolano la sicurezza del prodotto, quindi di credibilità. Per questo crescono aziende globali come Ocado Solutions, che fornisce soluzioni per la vendita di generi alimentari online, con una piattaforma unica di e-commerce, logistica e e-commerce end-to-end che ottimizza l’intero processo di consegna di generi alimentari online, dall’ordine effettuato all’ordine consegnato.

Mentre a Roma a Palazzo Chigi si firmava il nuovo patto anti-inflazione, al Food Retail Show di Milano è emersa la necessità per i produttori e distributori italiani di ridefinire le regole del gioco e costruire una rinnovata collaborazione tra tutti gli attori della filiera.
La relazione digitale col cliente disegnerà il business del futuro: le insegne che sapranno consolidarla riusciranno ad arrivare per prime sugli scaffali con prodotti nuovi, al prezzo giusto e che rispondano ai desiderata del cliente.

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TM

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