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Sab. Dic 14th, 2024

Oltre 140.000 soci, quasi 500 cantine cooperative, 9.000 addetti, un giro d’affari di circa 4,3 miliardi di euro e il 60% della produzione nazionale di uva complessiva. Sono i numeri delle cantine sociali che permettono ai piccoli viticoltori di unirsi in produzioni di qualità e ammortizzare costi fissi, con l’obiettivo di ottenere vini di qualità ad un prezzo competitivo e di assicurare un’importante ricaduta sociale sul territorio, creando un sistema virtuoso di sostentamento delle famiglie del luogo.

Si tratta di realtà che, nate ad inizio Novecento ma affermatisi a partire dagli anni 70 prima in Francia e poi in Italia, oggi sono in grado di unire tradizione e innovazione.Da una parte infatti i produttori facenti parti delle cantine sociali sono spesso costituiti da nuclei familiari che, come custodi della tradizione, si dedicano con attenzione all’agricoltura e alla lavorazione della terra, prendendosi cura dell’ecosistema naturale e valorizzando il territorio con una conduzione agronomica votata alla sostenibilità e all’aspetto biologico. Dall’altra invece le cantine sociali mettono in campo agronomi specializzati sul territorio, la vinificazione separata delle uve proveniente dalle particelle più vocate, automazione e tecnologie moderne in grado di assicurare sempre valori organolettici di altissimo livello.

Soprattutto in un anno difficile come quello appena trascorso, che da una parte ha visto una flessione del settore Ho.Re.Ca ma dall’altra un aumento di domanda di vino nella grande distribuzione e il boom dell’e-commerce, le cantine sociali possono dunque avere un impatto positivo sotto tanti punti di vista. Ad esempio, in un sistema vitivinicolo frammentato come quello italiano hanno il pregio di creare aggregazione e valorizzare il tessuto produttivo.

“L’evoluzione fondamentale per le cantine sociali, sulla scia di quelle Alto Atesine, da sempre le più innovative, è rappresentata dall’ottenimento di un risultato qualitativo maggiore ottenuto seguendo quotidianamente in ogni fase i conferitori di uve nella cura del vigneto, nelle procedure e tecniche agronomiche; in altre parole adesso viene pianificata e controllata tutta la filiera e questo consente un risultato più omogeneo e di alto livello”, sottolinea Giampaolo Bertini, Product Manager di Etilika, l’enoteca online specializzata nella ricerca, selezione e venditadei migliori vini made in Italy. “Inoltre, è migliorato l’approccio al mercato, con primi passi importanti per dare spazio sia alla tradizione che ai prodotti, attraverso il marketing e la promozione”.

Per questo Etilika sta lavorando per valorizzare il mondo delle cantine sociali, non solo tramite il canale di vendita dell’e-commerce ma anche dando spazio al racconto di queste realtà attraverso la voce dei produttori, per creare e rafforzare il legame tra consumatori, produttori e territori di cui le cantine sociali sono rappresentanti. “È per noi fondamentale, proprio al fine di far emergere il più possibile queste realtà, dare la possibilità di far raccontare il prodotto con le voci dei produttori, in grado di trasmettere contenuti e valori ancora troppo spesso sconosciuti al cliente finale”, aggiunge Bertini.

Le cantine sociali sono infatti tra i protagonisti de “I Winecast di Etilika”, un format fatto di centinaia di brevi contenuti audio in cui, per la prima volta su un e-commerce, i produttori raccontano in prima persona le caratteristiche dei propri vini, offrendo ai clienti un’esperienza unica e originale. In un viaggio da Nord a Sud, Etilika ha dunque selezionato tre cantine sociali che, custodi del loro territorio, si aprono all’innovazione e puntano sull’ecommerce per dare “voce” a tutti i loro produttori.

Cantine d’Europa, la cantina sociale sostenibile in Sicilia – In Sicilia, in provincia di Trapani, la cooperativa “Cantine Europa” raccoglie produttori di grandi dimensioni che hanno avviato un processo di sviluppo basato sulla sostenibilità e la qualità. Il vino arriva in tavola con l’etichetta “La Sibiliana”, un brand che unisce i prodotti provenienti dalle migliori uve, selezionate per ottenere prodotti territoriali di qualità. Tra i vini a marchio storico di Cantine Europa spicca il Nero d’Avola Eughenes di Sibiliana, frutto delle uve selezionate dai vigneti che crescono sulle colline del trapanese, su suoli argillosi, ricchi di minerali. Di colore rosso rubino luminoso, si caratterizza per note fruttate di prugna, lamponi e amarena sotto spirito, note floreali di violetta e geranio, delicati richiami speziati alla cannella e al tabacco.

Cantina Vignaioli di Scansano: in Toscana la tradizione si unisce all’innovazione – Nata nel 1972 nel cuore della Maremma toscana, la Cantina Vignaioli di Scansano produce solamente vini della tradizione. L’impegno per la valorizzazione della tradizione si unisce però ad uno sguardo rivolto al futuro, con grande attenzione alla sostenibilità di tutti i processi, risorse energetiche rinnovabili, riduzione impatto ambientale sia in vigna che in cantina. Tra i vini più rappresentativi della cooperativa c’è il Roggiano, Morellino di Scansano DOCG, composto al 95% di Sangiovese e al 5% da Alicante: le uve arrivano dai vigneti dei soci, situati tra 200 e 300 metri di altitudine e coltivate su terreni principalmente composti di arenarie e limo. Il Roggiano della Cantina Vignaioli di Scansano si presenta di colore rubino pieno con giovanili riflessi purpurei e in bocca è vivo, con freschezza e bei tannini ingentiliti dal frutto. Perfetto con una selezione di salumi e pecorini maremmani, come con gli gnocchi di pane al cinghiale.

Cantina d’Isera, da cento anni in Trentino – Costituita oltre cento anni fa, in Trentino la Cooperativa di produttori Cantina d’Isera si contraddistingue per l’attenzione ai particolari ed una grande incisività sul territorio. La cantina sociale è infatti costituita da 150 famiglie, custodi delle tradizioni locali, che tramandano attraverso le generazioni la passione per la viticoltura attraverso i grandi classici tra cui il Marzemino simbolo di questa terra generosa e gentile. Tra i vini che meglio raccontano questa realtà c’è il Moscato Giallo, una varietà aromatica che vanta una tradizione secolare nella regione. Viene infatti coltivato a macchia di leopardo in moltissimi vigneti dei soci produttori della cooperativa. L’uva quando raggiunge la maturazione si contraddistingue per una buccia gialla, spessa e profumata e nel bicchiere permette di cogliere sensazioni aromatiche e note di lavanda.

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