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Sab. Lug 27th, 2024

Il migliore caffè del mondo si beve in Italia? Falso, il caffè che si beviamo al bar è il peggior al mondo.

E’ quanto dice Gambero Rosso che presenta un’indagine sul caffè, i bar e tutto il mondo che gira intorno a queste che sono sempre state eccellenze del made in Italy.

Tra gli addetti ai lavori è cosa nota, aprire un bar è molto semplice, non servono business plan, capitali da investire e neppure un prestito in banca. Basta rivolgersi a una torrefazione. Ma non bisogna aspettarsi un caffè di grande qualità.

Più in dettaglio, sempre secondo quanto si legge su Gamberorosso.it, il “caffè gourmet” in realtà esiste, ma si calcola che in Italia copra circa lo 0,3% del totale (contro una media globale del 10%). «La verità è che la tazzulella, la nostra gloria, quella che si beve al bar è spesso amara, raffazzonata, sciatta. L’amaro viene da una tostatura scurissima, che in un caffè buono brucia gli aromi, in uno cattivo i difetti, la crema spessa è data da una Robusta di bassa qualità», si legge ancora.

Riportando il giudizio di Maurizio Giuli, Direttore Marketing & Comunications di Nuova Simonelli, produttore di macchine da caffè, secondo il quale «l’Italia è primo esportatore mondiale di caffè torrefatto per volumi, ma mentre prima la miscela italiana spuntava un prezzo medio di vendita superiore alla media, da un certo momento in poi ha perso questo vantaggio e anzi adesso il prezzo è sceso sotto la media». Se ne deduce che se un tempo il caffè italiano era un’eccellenza, oggi all’estero è giudicato di qualità medio-bassa. E ce n’è anche per i baristi, spesso improvvisati e privi di vera formazione.

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