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Bovinmarche – e la sua razza Marchigiana – conquistano Roma. Federico Quaranta testimonial del brand: orgoglioso di parlare di una realtà solida ed eticamente vicina a me, Bovinmarche è un’icona della Regione Marche

È stata la qualità “certificata” ed “evidente” della carne bovina di razza Marchigiana la protagonista dell’evento gourmet promosso da Bovinmarche che si è svolto nei giorni scorsi (il 27 febbraio) al ristorante Acciuga di Roma. Presente la stampa nazionale e gli operatori del settore che hanno partecipato alla presentazione della nuova linea “skin” di carne Bovinmarche, associazione di allevatori marchigiani da oltre 30 anni simbolo di tutela e buone prassi.

Presentatore della serata è stato Federico Quaranta, voce e volto “storico” Rai e testimonial del brand: “Sono orgoglioso di potervi parlare di una realtà solida ed eticamente vicina a me. Bovinmarche è un’icona della Regione Marche, del suo essere ancora incontaminata. Caratteristica che si deve anche all’impegno dei suoi allevatori nel garantire prodotti certificati; nel tutelare il benessere animale, allevato in modo estensivo dalle piccole aziende socie; nel tutelare l’ambiente e la bellezza delle colline marchigiane di cui i soci sono custodi insostituibili”.

A raccontare numeri e progetti dell’associazione sono stati Domenico Romanini, presidente e Paolo Laudisio, direttore, che hanno presentato i successi di un’associazione che, negli anni, è riuscita a trasformare il frazionamento degli allevamenti dei 400 soci (la media stalla attuale è di 24 capi) in punto di forza e a valorizzare la qualità della razza bovina Marchigiana tutelandola e rendendola riconoscibile al consumatore.

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Presente all’evento anche Giuseppe Labbate, Sottosegretario di Stato del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali che ha sottolineato come Bovinmarche rappresenti “un modello virtuoso che sposa la sostenibilità ambientale alla qualità dei prodotti proposti. L’aver messo in rete piccole aziende di allevamento ha permesso ai soci Bovinmarche di affacciarsi sul mercato presentandosi come unica entità, riducendo i costi e comunicando con più forza un’eccellenza del territorio. Una scelta virtuosa che tutela e valorizza il grande lavoro degli allevatori”.

Un’attività capace di introdurre nel mercato della grande distribuzione, da oggi anche quella capitolina, la qualità di un prodotto certificato. Una materia prima di pregio, una carne magra ma dal gusto ricco, che lo chef del ristorante Acciuga Federico Delmonte ha valorizzato proponendo un menu a base di: battuta di marchigiana, con tarallo romano, puntarelle e pecorino romano; mini hamburger con ovoline di bufala e maionese di Vignarola; cappelletti in bianco al ragù di marchigiana e parmigiano; un roast beef di marchigiana.

Grandi prodotti di una razza che il confezionamento “skin” preserva e valorizza. “Abbiamo cercato di sottolineare tutto il buono del nostro prodotto – ha detto Romanini –: il valore aggiunto della nostra carne, più magra rispetto le altre razze, allevata nelle colline delle Marche da piccole aziende (media stalla di 24 capi), tracciabile e garantita da certificazioni prestigiose come QM – Qualità garantita dalle Marche, IGP, CrenBa (benessere animale) a cui si aggiungono una alimentazione Antibiotic Free, NO OGM e, notizia degli ultimi giorni anche quella di ‘Friend of the Earth’ attribuita dalla World Sustainability Organization ” aggiunge Laudisio.

Un messaggio di autenticità e del legame del brand con il territorio in cui opera che l’associazione ha voluto rimarcare attraverso la sua immagine, la sagoma di un capo riempita dal territorio in cui vive, le colline marchigiane, e tramite l’utilizzo dello skin pack: “Lo skin – ha sottolineato Laudisio – è oggi un trend consolidato nell’industria della carne fresca. Il suo più grande vantaggio è che i prodotti, confezionati in assenza di aria, hanno una shelf life molto più lunga – circa 10 giorni in più – rispetto a quelli trattati con le tradizionali tecnologie di confezionamento”.

Ulteriore valore è l’aspetto del prodotto. Con questo metodo la pellicola alimentare viene fatta aderire attorno alla carne come una seconda pelle (“skin” appunto) sottovuoto e chiusa ermeticamente. La carne non rilascia quindi acqua durante il ciclo di vita sullo scaffale, e mantiene tutte le sue caratteristiche.

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TM

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