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Sono donne l’87% degli addetti occupati nella vendita diretta a domicilio

Un comparto importante dell’economia italiana, che gode di ottima salute, con quasi 4 miliardi di fatturato complessivo e circa 550mila addetti. Sono i numeri chiave della vendita diretta a domicilio, un modello che fa del rapporto diretto tra impresa e cliente il proprio punto di forza e che sta sfruttando la rivoluzione digitale per arricchire e consolidare i canali di interazione tra le oltre 300 aziende del settore e i 29 milioni di clienti che nel Bel Paese utilizzano questa modalità di acquisto.


Se ne è parlato alla recente assemblea dei soci di Univendita, la maggiore sigla del comparto, aderente a Confcommercio, che ha fatto registrare nel 2022 un fatturato degli associati in crescita del 3,4% a 1,54 miliardi, mentre gli addetti sono aumentati del 3,6%, sfiorando i 150mila, con la componente femminile che raggiunge l’86,9% del totale.


Tra i settori merceologici interessati, i beni durevoli per la casa costituiscono il 45% dei ricavi, i prodotti alimentari il 26%, la cosmesi e cura del corpo il 17% e i beni di consumo domestici il 7%, mentre si registra una impetuosa crescita di altri beni e servizi, i viaggi ad esempio, che arrivano al 4% del mercato totale.
“Il nostro comparto offre formazione continua e occasioni di carriera a chi voglia organizzarsi la professione e la vita con flessibilità, autonomia e creatività. Dunque – chiosa il presidente di Univendita, Ciro Sinatra – rappresenta un’ottima chance di indipendenza economica in un periodo di ‘grandi dimissioni’, in cui soprattutto i giovani chiedono all’occupazione qualcosa in più del salario e puntano a prospettive, soddisfazioni, conciliazione tra la sfera privata e quella lavorativa”.


“A differenze di certe narrazioni che si ascoltano in giro, il settore della vendita diretta è un tassello rilevante della nostra economia e anche governo e istituzioni dovrebbero sempre tenerne conto. Un provvedimento come quello da poco varato sul diritto di recesso ci complica la vita e ci penalizza ingiustificatamente, mentre altri rischi normativi si profilano all’orizzonte europeo: mi riferisco alle direttive sui lavoratori delle piattaforme e sul credito al consumo. Su questo – conclude Sinatra – contiamo che l’Italia sappia fare quadrato e sistema per difendere le prerogative di tante aziende che creano ricchezza e lavoro”.

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