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Gio. Ott 3rd, 2024

Si è spesso portati a pensare che la merenda sia un rito inventato dagli inglesi con il leggendario “tè delle cinque” (o “afternoon tea”) conosciuto in tutto il mondo, ma si tratta in realtà di una tradizione rigorosamente Made in Italy, che viene celebrata il giorno 17 settembre in occasione della Giornata Mondiale della Merenda.

Affonda le sue radici nella civiltà contadina di inizio Novecento, tant’ è che il suo nome deriva dal latino merere e sottintende un pasto che si otteneva come ricompensa di merito per il lavoro svolto a casa o nei campi.

Col tempo, la merenda si è trasformata da pasto salato a base di pane (pane e olio, pane e salame, pane e pomodoro) a pasto dolce, mantenendo comunque il suo originario valore calorico ed energetico. È così che negli Anni ’50 sono apparse sul mercato le prime merendine (la piccola merenda, in formato tascabile e monoporzione), che oggi – secondo una ricerca Doxa-Aidepi – vengono abitualmente consumate dal 38% degli italiani (di cui quasi 3 su 5 al di sotto dei 35 anni) almeno due volte a settimana.

Sono soprattutto i bambini i principali fruitori della merenda pomeridiana: secondo una ricerca dell’Ospedale San Paolo di Milano e Spes, il 97% di loro la consuma abitualmente, perfino più del classico spuntino di metà mattinata (90%).

Negli ultimi anni, con la crescente sensibilità verso ingredienti di qualità e valori nutrizionali, il rito della merendina sta gradualmente lasciando spazio a quello dello “snack salutare”. Complici le statistiche nazionali in merito alla popolazione sovrappeso, in graduale calo ma ancora tra le più alte in Europa (il 30,4% dei bambini fra i 3 e i 10 anni, come certifica l’Istat), i genitori hanno iniziato a cambiare la dieta e le abitudini dei propri figli. Sempre secondo la ricerca Doxa-Aidepi, infatti, il 51% dei genitori dà ai propri figli della frutta (1 su 10 arriva a mangiarne anche 4 porzioni al giorno) e il 42% dello yogurt.

Questa progressiva attenzione a evitare gli eccessi di grassi e zuccheri nell’età dell’infanzia ha portato l’Istituto Bambino Gesù per la salute del Bambino e dell’Adolescente a definire un vero e proprio planning settimanale per vivere al meglio il momento della merenda, suddividendo il fabbisogno calorico (e i relativi corretti alimenti da consumare) per fasce di età: 150 KCal tra i 4 e i 6 anni; 200 KCal tra i 7 e gli 11 anni; 260 KCal tra i 12 e i 15 anni; infine 285 KCal tra i 15 e i 17 anni.

Un secondo e non meno significativo cambiamento rispetto alla merenda tradizionale delle origini è dato dal luogo in cui viene consumata. Sempre più persone, infatti, consumano uno o più pasti nell’arco della giornata fuori casa (secondo un rapporto di Confcommercio, il 10,8% degli italiani lo fa addirittura a colazione tutti i giorni).

Incrociando il bisogno di uno stile di vita più sano con la frequenza a consumare i pasti fuori casa, il mercato ha trovato nel cosiddetto “instafood” la soluzione ideale per rispondere alle nuove abitudini ed esigenze del pubblico. Le monoporzioni “ready2eat” sono, infatti, sempre più frequenti nei carrelli degli italiani: secondo il rapporto Coop 2019, quelle di preparati pronti freschi sono in crescita del 25,2%; quelle di frutta del 22,9%; quelle di verdura del 17,9% e quelle di frutta secca del 15,4%.

La merenda, soprattutto per i più piccoli, è un momento molto importante nella giornata e i consumatori oggi cercano prodotti buoni, ma anche genuini e poco elaborati – spiega Luca Galuppo, Direttore Marketing di Nonno Nanni. Noi di Nonno Nanni, che da oltre 70 anni lavoriamo nel settore caseario, abbiamo voluto venire incontro a queste esigenze con un nuovo prodotto fresco e pronto all’uso. Per questo abbiamo appena lanciato la Fresca Merenda Nonno Nanni, che abbina in un pratico mini-kit tutta la bontà del nostro formaggio Fresco Spalmabile Nonno Nanni preparato solo con latte 100% italiano, un frullato 100% frutta alla pesca e dei fragranti grissini all’olio extra vergine di oliva. Il tutto rigorosamente senza conservanti e racchiuso una confezione completamente riciclabile che i consumatori troveranno al banco frigo”.

Perfino le vending machine, che nell’immaginario popolare incarnano l’idea della merenda a base di junk food di chi passa tutto il giorno in ufficio, stanno in realtà modificando radicalmente la loro offerta in una direzione green. Secondo i dati di Confida, il consumo alle “macchinette” di succhi 100% frutta è cresciuto dell’8,2%; quello di frutta fresca “ready2eat” dell’8,8%; quello di frutta secca del 12,8%.

Sui social, però, è ancora la merenda succulenta a farla da padrona: gli hashtag #merenda (oltre un milione di post) e #merendaitaliana (oltre 250mila) su Instagram ci mostrano un tripudio di torte e brioche alla crema che appagano molto di più la vista e il palato della coscienza, mentre TikTok (hashtag #merenda e #merendatime) stimola ricette e challenge quasi esclusivamente a base di biscotti e merendine industriali.

Ma che ne è stato, nel frattempo, del leggendario “tè delle cinque” britannico? Già da qualche anno il mercato ha lanciato l’allarme: i consumi (non solo di tè, ma anche di dolcetti e biscotti che per tradizione lo accompagnano) sono in continuo calo a vantaggio del caffè. In compenso, potrebbe essere stato adottato dagli americani: il 76,2% di loro preferisce consumare drink a base di tè anziché a base di caffè. Dio salvi la Regina, insomma, insieme con la sua merenda.

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