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Mar. Lug 8th, 2025

Dazi USA. Per reagire serve promuovere eccellenza Made in Italy e nostro modello alimentare

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Per contrastare l’impatto negativo dei dazi e dell’indebolimento del dollaro sulle esportazioni italiane, è necessario puntare sull’eccellenza del Made in Italy e sul modello alimentare sano e bilanciato che tutto il mondo ci invidia. Questo l’appello lanciato da Coldiretti e Filiera Italia in occasione dell’apertura del Fancy Food di New York, con l’obiettivo dichiarato di raggiungere 9 miliardi di euro di export agroalimentare negli Stati Uniti entro il 2025, nonostante le attuali difficoltà.

Secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat, il primo mese di applicazione dei nuovi dazi statunitensi ha provocato un drastico rallentamento delle esportazioni agroalimentari italiane negli USA, scese a un modesto +1,3% rispetto al +28,7% registrato nello stesso periodo del 2024. Un segnale allarmante che rischia di compromettere il commercio bilaterale e sul quale pesa anche l’indebolimento del dollaro.

Al Padiglione Italia del Fancy Food (Level 3 – stand No. 2718), si è svolto l’incontro “L’eccellenza del modello alimentare italiano”, promosso da Coldiretti e Filiera Italia, alla presenza di Vincenzo Gesmundo, Segretario Generale Coldiretti, Ettore Prandini, Presidente Coldiretti, Francesco Lollobrigida, Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Luigi Scordamaglia, Amministratore Delegato di Filiera Italia, Matteo Zoppas, Presidente Ice, Maurizio Massari, Ambasciatore presso le Nazioni Unite a New York, Michele Candotti (UNDP) e Jacopo Morrone, Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sugli illeciti agroalimentari.

L’effetto dei dazi sulle esportazioni italiane

Ad aprile, con l’entrata in vigore delle tariffe aggiuntive imposte dall’amministrazione Trump (prima al 20%, poi ridotte al 10%), si è registrata una frenata evidente delle esportazioni. Il calo è evidente rispetto all’incremento dell’11% registrato nel primo trimestre 2025, che era perfettamente in linea con la media dell’ultimo decennio. I dati di maggio e giugno saranno fondamentali per valutare l’impatto definitivo, una volta esaurito l’effetto “scorte”.

Dopo un buon avvio, segnali di rallentamento

L’anno era iniziato con dati incoraggianti grazie agli acquisti anticipati di fine 2024, ma l’incertezza ha cominciato a prevalere con l’avanzare del 2025. Il primo campanello d’allarme è arrivato dal vino: ad aprile si è verificato un calo del 9% in valore rispetto al +18,1% dell’anno precedente. Meglio i formaggi, che hanno segnato un +7% (ma lontano dal +24,5% del 2024), mentre per l’olio d’oliva il dato è in picchiata: da +75% ad aprile 2024 a -17% quest’anno.

Tra inflazione e italian sounding: doppia minaccia

I dazi, combinati all’aumento dell’inflazione e al dollaro debole, stanno colpendo anche i consumatori statunitensi. Se le tariffe al 10% dovessero rimanere stabili, si stimano 800 milioni di euro di spesa aggiuntiva per gli americani. Questo potrebbe tradursi in una richiesta crescente di sconti da parte degli importatori, con ricadute negative per le aziende italiane che vedono crescere il rischio di invenduto. In parallelo, si amplifica la minaccia dell’italian sounding, fenomeno che negli USA ha superato i 40 miliardi di euro in valore, con i formaggi in cima alla lista dei prodotti imitati.

Prandini: servono risposte dall’Ue e stop alla burocrazia interna

“È importante che l’Ue trovi una soluzione diplomatica condivisa per evitare i danni causati dalle guerre commerciali, ma è altrettanto essenziale – sottolinea Ettore Prandini, presidente di Coldiretti – che si apra un confronto su altri temi critici per le nostre imprese, a partire dalla burocrazia. Un vero costo occulto che grava sui bilanci delle aziende italiane. Serve eliminare anche i ‘dazi interni’ che ostacolano la concorrenza leale tra imprese europee”.

Gesmundo: dazi minaccia per l’intero sistema Paese

“I dazi Usa rappresentano un rischio concreto per l’economia italiana – avverte Vincenzo Gesmundo, segretario generale di Coldiretti –. Non sono solo le imprese a pagare il prezzo delle restrizioni sul mercato statunitense, ma tutti i cittadini italiani. Ogni trattativa dovrà tener conto di questo aspetto, senza accettare compromessi che danneggino la salute dei consumatori o la competitività delle aziende”.

Scordamaglia: il modello alimentare italiano è la chiave

“L’evento di oggi – ha spiegato Luigi Scordamaglia, amministratore delegato di Filiera Italia – è finalizzato anche a contrastare la riduzione delle esportazioni, puntando sul crescente interesse dei cittadini americani verso il nostro modello alimentare sano ed equilibrato. Una dieta che rappresenta una risposta concreta alle malattie legate al consumo eccessivo di alimenti ultraprocessati, al centro anche della strategia dell’ONU per il 2025”.

L’esperienza della prima ondata di dazi: dati allarmanti

L’analisi Coldiretti su dati Istat mostra gli effetti della precedente ondata di dazi dell’era Trump, tra il 2019 e il 2020: le esportazioni di frutta scesero del 15%, quelle di carni e prodotti ittici del 28%, formaggi e confetture del 19%, liquori del 20%. Anche il vino, nonostante non fosse inizialmente colpito dalle misure, segnò una contrazione del 6%.

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