Durante l’Assemblea annuale di ASSICA, che si è svolta a Bruxelles nell’ambito della campagna europea “Trust Your Taste – Choose European Quality”, il Presidente Lorenzo Beretta ha sottolineato l’importanza di una comunicazione più incisiva per contrastare il calo dei consumi interni, promuovendo la qualità, la sicurezza e il valore culturale dei salumi italiani. Il 2024 ha registrato una dinamica positiva sul fronte della produzione e dell’export, ma il mercato interno ha mostrato segnali preoccupanti.
Beretta ha evidenziato come l’inflazione e la perdita del potere d’acquisto delle famiglie italiane, acuitesi nel biennio 2022-2023, abbiano profondamente modificato le abitudini alimentari. Sebbene il 2024 abbia lasciato intravedere segnali di cauto miglioramento sul fronte dei prezzi di alcune materie prime e dell’inflazione, i costi di produzione nel comparto dei salumi restano elevati, rendendo difficile mantenere competitività sul mercato nazionale.
Il contesto internazionale rimane un ulteriore fattore critico. I conflitti in Medio Oriente, in particolare quello tra Israele e Iran, alimentano timori di nuovi shock energetici e inflattivi, simili a quelli vissuti con la guerra in Ucraina. Uno scenario che rischierebbe di colpire duramente le famiglie italiane e l’intero comparto. Da qui l’appello di ASSICA affinché vengano introdotte misure e risorse concrete per sostenere l’economia e le imprese della filiera.
Consumi interni in calo: giù la disponibilità, cambia la struttura della domanda
I dati 2024 evidenziano un calo della disponibilità al consumo nazionale di salumi, scesa a 984.000 tonnellate (-1,3%). Anche il consumo apparente pro-capite ha subito una flessione: 16,5 kg per i salumi (-1,3%) e 27,6 kg se si include anche la carne suina fresca (-1,8%).
La struttura della domanda interna resta però abbastanza stabile, con il prosciutto cotto che continua a guidare le preferenze degli italiani (28,1%), seguito da prosciutto crudo (21%), mortadella e wurstel (19,7%), salame (8,5%) e bresaola (2,5%). Gli altri salumi si attestano al 20,2%, confermando l’articolazione dell’offerta sul mercato domestico.
Export record per i salumi italiani: superati i 2,3 miliardi di euro
Il comparto dei salumi italiani ha chiuso il 2024 con un risultato straordinario sul fronte export. Secondo i dati preliminari ISTAT, le esportazioni hanno superato i 2.378 milioni di euro, con un incremento del +9,5% in valore e del +12,9% in volume, per un totale di 229.888 tonnellate. Un traguardo raggiunto nonostante le restrizioni sanitarie legate alla Peste Suina Africana (PSA) e le criticità del contesto geopolitico.
I salami, la mortadella e i prosciutti crudi stagionati si confermano le categorie trainanti. L’intero comparto delle carni suine e dei salumi ha registrato una crescita in valore superiore a quella dell’industria alimentare nel suo complesso (+8,6%), risultando in netta controtendenza rispetto al calo generale dell’export italiano (-0,4%). Il saldo commerciale ha toccato i 2.064,8 milioni di euro, con un +10,1% rispetto al 2023.
Il commento di Lorenzo Beretta: tra resilienza all’estero e allerta interna
Il Presidente di ASSICA, Lorenzo Beretta, ha dichiarato che il 2024 si è chiuso con “risultati eccellenti per l’export dei salumi italiani”, testimoniando la capacità di adattamento delle imprese del settore. Le aziende hanno saputo rafforzare la propria presenza nei mercati tradizionali e aprire nuove rotte nei Paesi terzi, puntando con decisione su qualità e sicurezza.
Tuttavia, Beretta ha lanciato un monito chiaro: il successo dell’export non deve oscurare le criticità del quadro complessivo. La PSA è ancora presente sul territorio e si teme anche il rischio di diffusione dell’Afta Epizootica. Le imprese del comparto devono fare i conti con costi produttivi molto elevati, difficili da assorbire in un contesto di domanda interna debole.
Le incognite geopolitiche restano tra le principali minacce. Le nuove politiche dell’amministrazione americana, tra dazi e dinamiche valutarie, stanno complicando le esportazioni verso gli Stati Uniti, terzo mercato per i salumi italiani dopo Francia e Germania. La guerra in corso incide inoltre sulla stabilità dei mercati globali, sui costi logistici e sulla reperibilità di materie prime strategiche, rendendo complessa ogni previsione.
ASSICA auspica quindi un confronto costante e operativo con le istituzioni italiane ed europee, al fine di attuare strategie di sostegno concrete per le aziende del settore e preservare la competitività del Made in Italy agroalimentare sui mercati internazionali. La diplomazia, conclude Beretta, resta uno strumento imprescindibile per scongiurare scenari di crisi capaci di mettere in ginocchio un comparto chiave per l’economia del Paese.