Il settore distillatorio italiano affronta oggi sfide complesse, ma intravede nuove opportunità legate alla qualità e alla sostenibilità. È quanto emerso durante l’Assemblea Annuale di AssoDistil, l’associazione nazionale delle distillerie, che ha rilanciato l’importanza di valorizzare l’alcol etilico di origine agricola ottenuto dalla dealcolizzazione del vino come materia prima per la produzione di bioetanolo avanzato.
Negli ultimi mesi, infatti, il comparto ha dovuto affrontare una vera e propria “tempesta perfetta”: da un lato, la riduzione del potere d’acquisto delle famiglie e il rincaro dei prezzi energetici hanno aggravato i costi produttivi; dall’altro, l’arrivo massiccio di alcol a dazio zero dai Paesi extra-UE ha aumentato la concorrenza sleale. A queste criticità si aggiungono i dazi imposti dagli Stati Uniti e una crescente demonizzazione del consumo – anche moderato – di bevande alcoliche da parte della Commissione Europea, generando allarme ingiustificato tra i consumatori.
Nonostante ciò, le imprese distillatorie italiane dimostrano grande resilienza, puntando su innovazione e nuovi trend di consumo come i ready to drink e le referenze no-low alcol accanto a distillati tradizionali di pregio. «Chiediamo un forte sostegno alla politica nazionale affinché il nostro comparto, che genera oltre 650 milioni di euro in accise, 2 miliardi di euro di export e oltre 3.000 posti di lavoro diretti e indiretti, venga tutelato nelle sedi europee contro attacchi quotidiani, spesso guidati da Paesi che non condividono la nostra cultura e i nostri interessi», afferma Sandro Cobror, Direttore di AssoDistil.
Dealcolizzazione del vino: rischi da evitare e opportunità da cogliere
Uno degli aspetti più delicati che AssoDistil sta monitorando è quello legato alla dealcolizzazione del vino, che può rappresentare tanto un rischio quanto una risorsa strategica. Il Decreto Ministeriale del 20 dicembre 2024 consente la produzione di vini parzialmente o totalmente dealcolati tramite distillazione. Tuttavia, la normativa ha sollevato diverse perplessità interpretative, soprattutto sulla destinazione dell’alcol separato durante il processo.
Secondo AssoDistil, tale alcol non dovrebbe essere reimpiegato per produrre acquaviti o brandy, poiché la qualità sarebbe verosimilmente inferiore agli standard del comparto. L’associazione auspica che venga invece destinato alla produzione di bioetanolo avanzato, risorsa fondamentale per la decarbonizzazione del settore trasporti. «I primi mesi di applicazione del decreto saranno decisivi per capire quale sarà il reale mercato di sbocco della dealcolizzazione», si legge nella nota di AssoDistil. «Serve evitare che il mercato venga invaso da acquaviti di dubbia qualità, che rischiano di danneggiare eccellenze come il Brandy Italiano IG.»
Bioetanolo avanzato: una soluzione sostenibile
L’alcol derivato dalla dealcolizzazione del vino potrebbe rappresentare una risorsa preziosa per la produzione di bioetanolo avanzato, ovvero ottenuto da residui e sottoprodotti della lavorazione agricola, in linea con i principi dell’economia circolare. Questo approccio garantirebbe un maggiore approvvigionamento di bioetanolo sostenibile, di cui l’Italia ha urgente bisogno, evitando allo stesso tempo il rischio di saturazione del mercato con prodotti a basso valore aggiunto e bassa qualità.
Alcol sotto attacco: l’appello di AssoDistil per un consumo consapevole
Nel contesto attuale, AssoDistil esprime forte preoccupazione per le posizioni di alcune correnti europee che promuovono una criminalizzazione dell’alcol, arrivando a proporre politiche restrittive che rischiano di penalizzare in modo ingiustificato le bevande spiritose. «Siamo contrari a trattamenti discriminatori nei confronti dei superalcolici, come se fossero più dannosi delle altre bevande alcoliche», sottolinea l’associazione. «Un bicchierino di liquore contiene spesso meno alcol di un calice di vino o una birra. È il consumo moderato e consapevole, da sempre parte dello stile di vita italiano, che va promosso e tutelato.»
AssoDistil ribadisce il proprio impegno nella promozione di un consumo responsabile e richiama l’attenzione delle istituzioni sulla necessità di politiche equilibrate, che non colpiscano in modo pregiudizievole un comparto strategico per l’economia, l’occupazione e il patrimonio culturale del Paese.