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Ven. Lug 18th, 2025

Bioeconomia in Europa è settore strategico da oltre 3.000 miliardi, Italia protagonista

È stato presentato oggi, presso l’Università Luiss – Guido Carli, l’undicesimo Rapporto sulla Bioeconomia in Europa, realizzato dal Research Department di Intesa Sanpaolo in collaborazione con il Cluster SPRING e con il contributo di SRM – Studi e Ricerche per il Mezzogiorno. Un appuntamento ormai di riferimento per operatori economici e decisori politici, che analizza il complesso sistema produttivo fondato sull’uso di materie prime biologiche e rinnovabili.

Ricordiamo che la bioeconomia è un modello economico che utilizza risorse biologiche rinnovabili, come piante, animali e microrganismi, per produrre cibo, energia e beni industriali, riducendo la dipendenza dai combustibili fossili e promuovendo la sostenibilità.

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Bioeconomia in Europa: un settore strategico da oltre 3.000 miliardi

Per la prima volta, il Rapporto ha stimato l’output della Bioeconomia nell’UE27: nel 2024 ha raggiunto i 3.042 miliardi di euro, pari all’8,7% dell’economia complessiva, con oltre 17 milioni di addetti.

In Italia, la Bioeconomia ha generato un valore pari a 426,8 miliardi di euro, mantenendosi stabile rispetto al 2023 (-0,4% a prezzi correnti). Tale stabilità è frutto di un buon andamento della filiera agroalimentare, che ha compensato i cali in comparti chiave come moda, legno e arredo.

Italia al centro della Bioeconomia europea

La Bioeconomia rappresenta circa il 10% della produzione italiana e il 7,7% dell’occupazione. Il nostro Paese si conferma altamente specializzato, contribuendo per il 14% al totale della Bioeconomia dell’UE27, quota superiore a quella dell’intera economia nazionale sul totale europeo (12,4%).

Dal confronto europeo emergono differenze geografiche significative: nei Paesi del Mediterraneo (10,3%) e in quelli Nordici (9,7%) la Bioeconomia ha un peso superiore alla media europea. In tutte le regioni, la filiera agroalimentare incide per oltre la metà del valore totale.

Nel Sistema Moda bio-based, spiccano i Paesi mediterranei grazie all’Italia, mentre nel settore legno, mobili e carta bio-based si distinguono i Paesi nordici. Cresce anche l’attenzione verso la plastica bio-based, con ampio potenziale, in particolare nel packaging in ottica di economia circolare.

Le imprese italiane del packaging già protagoniste della transizione bio-based

Un’indagine condotta su 171 imprese clienti di Intesa Sanpaolo nel settore del packaging in plastica ha evidenziato che quasi la metà utilizza già input di origine naturale, e in quattro casi su dieci tali input rappresentano oltre il 30% delle materie prime.

Le imprese che adottano materiali bio-based si dimostrano orientate all’innovazione e spinte da esigenze di competitività e domanda di mercato. Inoltre, il 23% delle aziende che non usano ancora input bio-based intende introdurli, mentre il 68% di quelle che li usano in modo marginale punta ad aumentare la quota.

Le Aree Interne al centro della bioeconomia inclusiva e sostenibile

Il Rapporto, attraverso l’analisi di SRM, pone l’attenzione sulle Aree Interne, in particolare del Mezzogiorno, dove la Bioeconomia può fungere da leva per uno sviluppo inclusivo. Questi territori possiedono capitale ecologico e produttivo favorevole alla transizione sostenibile: biodiversità, colture stabili, pratiche biologiche, sistemi agro-silvo-pastorali integrati e assenza di agricoltura intensiva.

Le Aree Interne sono così candidate ideali a diventare poli strategici per l’Italia, non solo a livello produttivo ma anche nella custodia dei servizi ecosistemici e nella promozione di modelli sostenibili.

La Bioeconomia al centro delle politiche pubbliche europee

Per sostenere questa trasformazione, secondo Intesa Sanpaolo e Cluster SPRING, è necessario un salto di qualità nelle politiche pubbliche, sia in Italia che in Europa. La Commissione Europea, con il Clean Industrial Deal, ha riconosciuto la Bioeconomia come pilastro per un’economia competitiva e sostenibile.

La revisione della Strategia europea per la Bioeconomia, attesa entro il 2025, potrà essere un’occasione decisiva per valorizzare materiali bio-based e ridurre le dipendenze strategiche esterne.

Le dichiarazioni degli esperti

Stefania Trenti, Responsabile Industry and Local Economies Research di Intesa Sanpaolo, ha sottolineato:

“L’ampliamento dell’analisi alla UE27 rappresenta un importante passo avanti per comprendere la centralità della Bioeconomia. Il settore si conferma strategico per la crescita dell’Italia e per le sue Aree Interne. Anche comparti altamente competitivi come il packaging in plastica possono innovare grazie alla spinta bio-based, come conferma la nostra indagine.”

Catia Bastioli, Presidente del Cluster SPRING, ha dichiarato:

“In un contesto globale profondamente trasformato, la Bioeconomia è una leva strategica per unire sostenibilità ambientale, competitività industriale e coesione territoriale. L’Europa deve riconoscerne il valore, integrando i prodotti bio-based nel quadro legislativo. Servono azioni concrete: codici NACE specifici, valorizzazione del contenuto bio-based, una nuova Lead Market Initiative. SPRING, con l’EU Bioeconomy Clusters’ Alliance, lavora per creare sinergie e scalare l’innovazione in Europa. Trasformare la Bioeconomia in una strategia industriale europea è essenziale per garantire prosperità e resilienza.”

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