Un totale di 300 metri quadrati di praterie di Posidonia oceanica riforestati, cinque aree marine monitorate e un nuovo campo boe in fase di installazione: è questo il bilancio della prima fase di Foresta Blu, la campagna di Coop per il ripristino e la salvaguardia dei fondali marini italiani.

Posidonia oceanica protagonista della campagna di tutela ambientale tra Liguria, Puglia e Toscana
Lanciata a maggio 2024 dall’Area Marina Protetta di Bergeggi, in provincia di Savona, l’iniziativa ha toccato alcune delle località più significative dal punto di vista ecologico, tra cui Monopoli, Torre Guaceto e Savelletri in Puglia, per approdare infine sulle coste dell’Isola d’Elba, dove sono stati completati gli ultimi 100 mq di riforestazione davanti all’Isola dei Topi, a breve distanza da Cavo.
Elba: nuova vita alla Posidonia con 2.000 piante e un campo boe
L’Isola dei Topi ospita dal 2019 un importante sito di riforestazione sottomarina. Con Foresta Blu, quest’area è stata ampliata grazie alla messa a dimora di 2.000 nuove piante di Posidonia su circa 100 mq di fondale, a seguito di uno studio approfondito per individuare le zone più adatte.
Un tassello fondamentale per la conclusione del progetto, realizzato in collaborazione con le istituzioni locali, tra cui Mirco Mancusi (Assessore al Demanio Marittimo) e Costanza Cignoni (Assessora all’Ambiente) del Comune di Rio. Presente anche Simonetta Radi, presidente di Unicoop Tirreno, la cooperativa di consumatori attiva sul territorio.
Ricerca scientifica, alleanze strategiche e tecnologie sostenibili
A supporto di Coop, anche il partner scientifico LifeGate, promotore della Water Defenders Alliance, un’alleanza tra imprese impegnate concretamente nella tutela degli ambienti acquatici. Per questa tappa, erano presenti Simone Molteni, Direttore Scientifico di LifeGate, e Stefano Acunto, Direttore della ISSD – International School for Scientific Diving, che ha guidato le operazioni di piantumazione insieme all’Università di Genova, rappresentata da Monica Montefalcone, professoressa associata di Ecologia.
Per proteggere le nuove praterie, è inoltre in fase di allestimento un campo boe che consentirà alle imbarcazioni diving e turistiche di ormeggiare senza danneggiare le piante con le ancore, evitando così l’erosione del delicato habitat marino.
Un impegno concreto, non uno slogan
“Oggi viviamo tempi complessi in cui parlare di sostenibilità può sembrare retorico, come se tutto fosse già stato fatto. Ma è proprio in questi momenti che emerge la vera natura delle imprese”, ha dichiarato Maura Latini, presidente di Coop Italia. “Nel DNA della cooperazione di consumatori c’è l’impegno verso le nuove generazioni. Con Foresta Blu dimostriamo che le scelte lungimiranti, sostenute da innovazione scientifica e responsabilità ambientale, sono possibili. Nessuna azione è risolutiva da sola, ma ogni contributo può fare la differenza. Coop continuerà a fare la propria parte, sperando che anche altri seguano questa visione concreta e non si limitino a slogan pubblicitari”.
Un progetto simbolo di rinascita blu
Foresta Blu non è solo un’iniziativa di riforestazione marina, ma un esempio tangibile di come aziende, istituzioni, comunità locali e mondo scientifico possano collaborare per un obiettivo comune: proteggere i nostri mari, cuore pulsante della biodiversità e risorsa essenziale per le generazioni future. Con questa prima fase ormai conclusa, Coop ribadisce il proprio impegno a favore dell’ambiente, investendo in azioni misurabili e durature.

Una nuova tecnica per la riforestazione e i primi risultati raggiunti
La tecnica sviluppata da ISSD, l’International School for Scientific Diving – ETS, applicata già a Bergeggi un anno fa e ora a Cavo, permette la riforestazione di Posidonia con un alto grado di attecchimento atteso. È una tecnica sostenibile che parte proprio dalla raccolta degli esemplari di Posidonia che giacciono sul fondale perché strappati dalle praterie naturali a opera delle mareggiate o delle attività antropiche, piante destinate comunque alla morte a cui si cerca di dare una nuova occasione di sopravvivenza. Dopo essere state recuperate e preparate da personale altamente qualificato, da queste piantine vengono realizzate delle talee. Sul fondale, intanto, si procede con l’installazione di particolari biostuoie costituite da reti di fibra di cocco, sopra le quali vengono innestate le talee di Posidonia, che verranno monitorate nei 24 mesi successivi per verificarne l’attecchimento. Le biostuoie, proprio per la loro natura, progressivamente tendono a biodegradarsi lasciando il fondale occupato soltanto dalle nuove praterie di Posidonia. Partner dell’attività di riforestazione di Posidonia oceanica realizzata da Coop nel mar Tirreno, a fianco di ISSD – ETS, è l’Università di Genova, impegnata anche a Cavo nei monitoraggi successivi e già attiva nel monitoraggio a Bergeggi. Qui, a circa un anno dalla sua realizzazione, l’intervento (20 biostuoie di 5×2 metri ognuna) registra un successo atteso ma non scontato, con una percentuale di sopravvivenza delle talee trapiantate del 76%. Traguardi ragguardevoli, raggiunti grazie a due elementi fondamentali: la nuova tecnica di trapianto e la tutela dell’impianto realizzato attraverso la scelta di zone tutelate come le Aree Marine Protette o tramite l’installazione, sopra alle praterie, di campi boe per scongiurare gli ancoraggi selvaggi. Purtroppo, di fatto, anche queste precauzioni possono non sempre essere sufficienti. Infatti, benché l’impianto realizzato a Bergeggi sia incluso in un’area protetta, l’ultimo monitoraggio ha riscontrato la presenza di una rete da posta, posizionata in parte su due delle venti biostuoie. L’Università di Genova ha documentato la situazione con alcune immagini e avvisato subito il Direttore dell’AMP Isola di Bergeggi, che ha a sua volta contattato la Capitaneria di Porto per attivare le procedure di rimozione che sono attualmente in atto. Il prossimo monitoraggio è previsto a luglio e sarà necessario verificare se e quanto la rete da posta abbia provocato eventuali conseguenze.
L’importanza dei campi boe
La coesistenza tra le attività antropiche e la vita di questa pianta marina fondamentale per i nostri mari sono, del resto, una delle grandi criticità per la sopravvivenza di questi ecosistemi marini. La pesca illegale, gli ancoraggi selvaggi e altre azioni che impattano sui fondali, riescono a distruggere in pochi minuti foreste di Posidonia che impiegano anche secoli per insediarsi e riprodursi. I campi boe sono allora una possibile soluzione consentendo l’ormeggio di una barca senza causare danni ai fondali, che diversamente vengono “arati” quando si cala l’ancora “dando di catena”, creando solchi lunghissimi, cicatrici profonde in cui la Posidonia fa fatica a rinascere, lasciando piuttosto il posto ad alghe e organismi opportunisti più veloci nell’insediarsi e riprodursi. La realizzazione del campo boe dovrebbe sempre avvenire fissando un sistema di ancoraggio a impatto nullo sul fondo (nel nostro caso è stato adottato il sistema chiamato Manta Ray Anchors), laddove prima si utilizzavano corpi morti in calcestruzzo. Al sistema di ancoraggio si collega una catena tenuta verticale da una boa che rimane sospesa a mezz’acqua (il jumper); dal jumper un’altra catena raggiunge la boa di ormeggio vera e propria in superficie: in tal modo la catena non sollecita mai il fondale. I campi boe, se correttamente realizzati, sono dunque lo strumento al momento migliore per fare coesistere i posidonieti con le attività antropiche. In particolare, il campo boe installato all’Isola dei Topi da Coop avrà principalmente lo scopo di coadiuvare l’attività dei Centri Immersioni locali, un tipo di turismo sostenibile quindi, appassionato del mare e molto attento ai suoi equilibri. Un’occasione per Cavo di ospitare gli appassionati della biologia marina, di Posidonia oceanica e della ricca biodiversità che genera. Un turismo responsabile per unire al meglio l’esperienza del viaggio con il rispetto del territorio.
Anywave, un esempio di navigazione sostenibile
Partner ormai da anni la barca da regata Anywave ha accompagnato Coop anche nel progetto Foresta Blu, fornendo nella tappa elbana l’esempio di corretto attracco e utilizzo del campo boe. Da sempre attenta alla navigazione sostenibile, l’equipaggio è stato il primo in Italia a introdurre la figura del Reco, il responsabile ecologico di bordo incaricato della programmazione sostenibile di cambusa e navigazione e dallo scorso anno ha adottato un innovativo kit anti-sversamento, adottato dalla Water Defenders Alliance e brevettato da un’azienda italiana che permette la raccolta degli idrocarburi già a bordo, prevenendone lo sversamento in mare.
I monitoraggi nell’Adriatico
Proseguono nel frattempo anche i monitoraggi in Puglia nel Mar Adriatico, dove si è intervenuto nell’area marina antistante le coste. Posidonia oceanica negli ultimi 40 anni ha subito anche nel mare Adriatico una forte regressione, emblema dell’asincronia tra le azioni umane, rapide e impattanti, e i tempi biologici necessari a questa pianta per insediarsi e riprodursi. Con la collaborazione di un team di ricercatori dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, guidato da Giovanni Chimienti, ricercatore in Ecologia presso il Dipartimento di Bioscienze, Biotecnologie e Ambiente, e Andrea Tursi, dottorando di ricerca presso lo stesso Dipartimento, sono stati monitorati nei mari di fronte Monopoli, Torre Guaceto e Savelletri, delle grandi praterie di Posidonia minacciate dagli ancoraggi. È stato così riattivato il progetto di screening in essere fino ad alcuni anni fa e poi sospeso, i cui risultati saranno resi noti durante un evento di presentazione inserito nel calendario della regata Brindisi-Valona di inizio giugno.