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Gio. Giu 12th, 2025

La migliore acqua minerale naturale in vendita in Italia? La classifica di Altroconsumo

Un recente test condotto da Altroconsumo su 21 marche di acqua minerale naturale vendute in Italia ha rivelato un dato allarmante: anche l’acqua in bottiglia può contenere tracce significative di inquinanti ambientali.

I risultati del test su 21 acque minerali naturali in vendita in Italia

Al centro dell’attenzione c’è il Tfa (acido trifluoroacetico), sostanza appartenente alla controversa famiglia dei Pfas, i composti perfluoroalchilici noti per la loro persistenza nell’ambiente e i potenziali effetti nocivi sulla salute.

Sei marchi sotto la sufficienza per l’elevata presenza di Tfa

Secondo quanto rilevato, sei bottiglie su ventuno hanno ricevuto un giudizio complessivo insufficiente proprio a causa dell’elevata presenza di Tfa. Il contaminante è stato riscontrato nella maggior parte dei campioni, a eccezione di tre acque: Blues Sant’Antonio (Eurospin), che si è aggiudicata il titolo di Migliore del Test e Miglior Acquisto, Conad Valpura, anch’essa Miglior Acquisto, e San Benedetto Eco Green Benedicta.

Oltre metà delle bottiglie valutate positivamente

Nonostante la presenza diffusa del Tfa, 11 bottiglie hanno ottenuto un giudizio complessivo buono, considerando anche altri parametri come la composizione chimica, la presenza di contaminanti diversi, la qualità dell’imballaggio e la completezza dell’etichetta.

I prodotti peggiori secondo Altroconsumo

Nella parte bassa della classifica troviamo acque come Panna, Esselunga Ulmeta, Maniva, Saguaro (Lidl) e Levissima, tutte penalizzate per l’elevata quantità di Tfa che supera i limiti previsti dalla nuova normativa sulla qualità dell’acqua potabile. In particolare, Levissima è risultata contaminata anche da un’elevata concentrazione di arsenico. Stessa sorte per Fiuggi, che ha ricevuto un giudizio negativo per via dell’impatto ambientale dell’imballaggio e del contenuto di arsenico.

Tfa e salute: cosa sappiamo oggi

Nonostante i dati siano ancora scarsi, si ipotizza che il Tfa, essendo un membro della famiglia dei Pfas, possa avere effetti dannosi su fegato e sistema riproduttivo. In passato, l’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) aveva stabilito una dose giornaliera considerata tollerabile, ma è attualmente in corso una nuova valutazione, con un’opinione aggiornata attesa per l’inizio del 2026.

Normative in evoluzione e richieste di Altroconsumo

Ad oggi, non esiste un limite legale a livello europeo per la presenza di Tfa nelle acque sotterranee, superficiali o potabili. Proprio per questo motivo Altroconsumo chiede con forza l’introduzione di un divieto alla produzione e all’utilizzo dei Pfas e l’istituzione di un limite europeo per il Tfa, basato sulle più recenti evidenze scientifiche.

La posizione di Altroconsumo sulle modifiche alla direttiva europea

Federico Cavallo, Responsabile Public Affairs & Media Relations di Altroconsumo, ha spiegato come l’associazione abbia già portato le sue osservazioni alle Commissioni parlamentari, impegnate a esprimere un parere sul recepimento della direttiva UE 2020/2184, relativa alla qualità delle acque destinate al consumo umano.

Altroconsumo si è espressa criticamente sulla proposta del Governo italiano di eliminare il parametro “Pfas totali”, introducendo un valore specifico per il Tfa, ritenuto prematuro e non supportato da sufficienti basi scientifiche. Secondo l’associazione, è più opportuno mantenere il limite attuale di 500 nanogrammi per litro riferito ai Pfas totali, che include anche il Tfa secondo l’interpretazione fornita dalla Commissione europea.

Serve una soglia per il Tfa anche nelle acque minerali

Altroconsumo chiede infine che venga fissato un limite per il Tfa anche nelle acque minerali naturali, vista la sua presenza confermata dai test. I lavori parlamentari sono ancora in corso, ma l’auspicio è che le richieste dell’associazione trovino ascolto. Come sottolinea Cavallo, “il test dimostra che sostanze potenzialmente nocive sono presenti in prodotti di larghissimo consumo, come le acque minerali in bottiglia”.


LA REPLICA DI Mineracqua 

Nota Stampa

Roma, 23 maggio 2025 – Siamo per l’ennesima volta sorpresi nel verificare l’approssimazione con la quale Altroconsumo ha rappresentato alcuni risultati analitici relativi a test unilateralmente condotti, di cui ignoriamo le metodiche e che screditano la qualità delle acque minerali italiane.

Vogliamo, innanzitutto, puntualizzare che la sicurezza delle acque minerali naturali presenti in commercio è garantita dalla “limpida” filiera dei controlli – dalla sorgente al prodotto finito – alla quale concorrono le ASL con il supporto analitico delle ARPA, le procedure HACCP delle aziende, le analisi annuali effettuate dalle Università per il mantenimento del riconoscimento ministeriale. Il prodotto finito (la bottiglia) è poi soggetto a frequenti campionamenti presso i punti vendita da parte degli organi competenti (ASL, NAS, etc.) per i successivi controlli analitici di conformità.

Veniamo ora ad esaminare alcune “peculiari” interpretazioni che Altroconsumo propone ai propri lettori in relazione ai risultati di queste indagini:

1. livelli eccessivi di TFA: nei prodotti bocciati è stato trovato in quantità eccessive (secondo i parametri usati per garantire la qualità dell’acqua potabile)

Attualmente, in Italia, non è applicato alcun limite per il TFA nelle acque potabili; una bozza di decreto di modifica del D.lgs. 18/2023 sulle acque potabili propone il limite di 10 μg/L, ma tale bozza non ha ancora trovato attuazione. Pertanto, non esiste allo stato attuale alcun parametro “usato per garantire la sicurezza dell’acqua potabile”. La comunicazione di Altroconsumo è, pertanto, fuorviante, sia in quanto risulta errata nel riferirsi a un limite normativo non esistente sia perché risulta allarmistica quando utilizza il termine “eccessivo”. Eccessivo rispetto a cosa? A un limite che non esiste o ad una personale interpretazione della “evidence based public health”? Un’informazione “trasparente” avrebbe dovuto confrontare i risultati del TFA nelle acque minerali esaminate con le concentrazioni presenti nelle acque potabili e concludere sulla base di tali confronti che l’eventuale presenza di TFA nelle acque minerali è comunque a livelli ben al di sotto di quelli riscontrati mediamente nelle acque potabili.

2. la “presenza” e i “livelli eccessivi” di metalli pesanti quali alluminio, arsenico, manganese e nickel

Premesso che Arsenico e Alluminio non sono metalli pesanti mentre lo sono Manganese e Nichel, è bene ricordare che per tali composti i limiti per un’acqua (minerale o potabile che sia) sono sempre stabiliti su criteri di sicurezza: il limite per l’Arsenico è infatti pari a 10 μg/L sia per acque minerali, sia per acque potabili. Ne consegue, per fare un esempio, che un’acqua contenente 9 μg/L di Arsenico e una contenente 1 μg/L sono equivalenti dal punto di vista tossicologico, cioè entrambe parimenti sicure. Ricordiamo, inoltre, che il Manganese è un elemento essenziale, e quindi è necessario tenerne conto nelle informazioni al consumatore. Ricordiamo, infine, che per l’Alluminio non sono presenti limiti di sicurezza né per le acque minerali (parametro da analizzare ma senza limite) né per le acque potabili (è tra i parametri indicatori con valore a 200 μg/L). Anche in questo caso la modalità di comunicazione è allarmistica e fuorviante per il consumatore.

3. un contenuto elevato di Nitrati in un’acqua minerale naturale può indicare una contaminazione umana della sorgente

I Nitrati sono sali dell’acido nitrico e costituiscono un essenziale nutriente vegetale assorbito dalle piante dal terreno. Sono composti largamente presenti in natura e dotati di elevatissima solubilità in acqua. I Nitrati rappresentano la forma azotata più facilmente assorbibile da parte dell’apparato radicale dei vegetali; una volta assorbiti, vengono utilizzati per la sintesi di sostanze complesse indispensabili per la struttura e la funzione delle piante (proteine, acidi nucleici). I Nitrati sono quindi un componente naturale nella frutta, verdura e cereali. È per questi motivi che i Nitrati sono presenti in tutte le acque (minerali e di rubinetto), e non sono (salvo casi specifici) indicatori di inquinamento. Anche in questo caso la comunicazione di Altroconsumo è allarmistica e fuorviante per il consumatore.

Ettore Fortuna, Consigliere Delegato e Vicepresidente Mineracqua.

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