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Gio. Mag 22nd, 2025

Areté – No & Low Alcohol Beverages: un mercato in crescita tra salute, trend e innovazione

Il mercato delle bevande a basso o nullo contenuto alcolico (No-Low Alcohol Beverages) continua a mostrare una crescita significativa, come emerso oggi a TuttoFood durante l’evento organizzato da Mixology dal titolo “No-Low Alcohol: un trend in ascesa?”. Tra gli ospiti, Paolo Dalla Mora, co-fondatore di Contrattino – Aperitivo Italiano ed ex fondatore di ENGINE Gin, ed Enrica Gentile, CEO di Areté – The AgriFood Intelligence Company, che ha illustrato i dati aggiornati del settore.

Secondo Areté, il mercato LNA (Low and No Alcohol) nell’Unione Europea è passato da circa 7,5 miliardi di euro nel 2021 a poco meno di 9 miliardi nel 2023, registrando un incremento del 17,3% in soli due anni. La birra si conferma la categoria dominante, rappresentando l’86% del mercato in valore, pur in lieve calo rispetto al 93% del 2021.

Questi dati aggiornano l’analisi condotta da Areté nel primo studio commissionato dalla DG Agri della Commissione Europea sul settore delle bevande LNA, con focus sull’Europa e su mercati esteri strategici come Stati Uniti, Brasile e Australia.

Le previsioni di crescita fino al 2028 evidenziano ampi margini di sviluppo, in particolare per gli spirits LNA in Europa, che si prevede cresceranno a un CAGR del 20,6% nel periodo 2024-2028. Anche al di fuori dell’UE si stimano crescite rilevanti: negli USA, +10,9% per la birra, +18,9% per gli spirits e +8,1% per il vino. In Brasile, le previsioni indicano un CAGR del 24% per la birra e del 13,5% per il vino.

Tuttavia, a frenare una piena espansione del comparto resta l’assenza di una regolamentazione armonizzata. I criteri di classificazione delle bevande “no” e “low” alcohol variano infatti da Paese a Paese, anche all’interno della stessa Unione Europea, che ancora non dispone di una normativa univoca né per birre, né per vini e distillati LNA.

La crescita è spinta soprattutto da trend salutistici, in particolare tra i millennial e la generazione X, da normative più rigide su alcol e guida, da motivi medici, ma anche da fattori religiosi in specifici contesti.

“Dati molto interessanti mostrano come i prodotti Low-No vengano percepiti dai giovani non solo come alternativa alle bevande alcoliche tradizionali, ma, nel caso dei no alcohol, anche come alternativa alle classiche bevande analcoliche,” commenta Enrica Gentile. “Questo implica che la crescita del segmento non si limiti a sottrarre quote a birre, vini e alcolici, ma possa attingere anche al mercato già consolidato delle bevande analcoliche. Un’evoluzione ancora limitata da alcune criticità qualitative, ma che ha tutte le potenzialità per continuare a espandersi.”

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