La grande distribuzione organizzata italiana e quella francese, pur condividendo radici europee, si sono sviluppate seguendo traiettorie differenti. Le differenze emergono nella struttura del mercato, nelle abitudini di consumo, nell’adozione tecnologica e nella gestione dell’esperienza del cliente. Retail Hub – l’ecosistema dell’innovazione che connette aziende e startup – ha analizzato i due modelli per individuare ciò che l’Italia potrebbe apprendere dai vicini d’Oltralpe e quali punti di forza dovrebbe invece valorizzare.
L’osservazione dei modelli vincenti
«Osservare da vicino i modelli che funzionano in altri Paesi non significa copiarli, ma comprenderne la logica per adattarla alla nostra realtà» afferma Massimo Volpe, founder di Retail Hub. La Francia, sotto molti aspetti, ha sviluppato un’esperienza retail più avanzata, ma l’Italia vanta un potenziale unico che può essere rilanciato attraverso l’innovazione.
Grazie agli Innovation Tour nei principali mercati europei, tra cui Parigi, Retail Hub ha permesso a manager, retailer e brand italiani di entrare negli store più innovativi per studiarne modelli, tecnologie e approcci. Il confronto diretto con i player francesi offre spunti di ispirazione concreti e immediatamente applicabili.
I punti di forza del modello francese e italiano
«In Francia vediamo un retail più strutturato e specializzato, capace di rispondere a bisogni molto concreti. Ma l’Italia ha un potenziale straordinario: se riesce a integrare la sua qualità con modelli più evoluti, può giocare un ruolo da protagonista» commenta Stefano Motta, Chief Operating Officer di Retail Hub.
Secondo Volpe, il percorso per le aziende italiane deve essere chiaro: «Osservare, comprendere e poi agire. Non si tratta solo di importare modelli esteri, ma di costruire un retail che rispecchi la nostra identità, arricchita dall’innovazione migliore vista nel mondo». Il futuro della grande distribuzione italiana potrebbe quindi passare da una sintesi intelligente tra tradizione e innovazione, sfruttando il meglio delle esperienze internazionali senza perdere la propria autenticità.
COOPERATIVE: LA FRANCIA È PIÙ “PARTECIPATIVA”
Dall’analisi condotta, emerge come il sistema francese nelle sue maggiori realtà – E.Leclerc, Intermarché, Système U – sia particolarmente avanzato in alcuni aspetti strategici della GDO. A cominciare dalla struttura del mercato: in Francia, oltre il 50% è in mano alle cooperative, dove gli affiliati partecipano attivamente alle scelte strategiche. Un modello più orizzontale e condiviso rispetto a quello italiano, dove prevale una gestione più verticalizzata, capace però di garantire efficienza operativa e standardizzazione dell’esperienza.
IL SUPERMERCATO FRANCESE È ANCHE UN POSTO DOVE SI MANGIA
Croissant caldi, zuppe pronte, insalate e sandwich: in Francia, il supermercato è anche un luogo dove fare colazione o pranzare. Una vera alternativa al bar, con aree dedicate al consumo in loco. Sul piano del format retail, la Francia si distingue per la capacità di trasformare il supermercato in un luogo di consumo quotidiano: spazi per colazioni, pranzi veloci e aree ready-to-eat sono integrati nei punti vendita, offrendo un’alternativa reale alla ristorazione tradizionale. L’Italia, pur potendo contare su una qualità enogastronomica superiore, è ancora indietro nello sviluppo di questi format ibridi, che uniscono convenienza e fruibilità.
SPECIALIZZAZIONE: LE INSEGNE FRANCESI HANNO UNA MISSIONE CHIARA
Il mercato francese si dimostra inoltre più segmentato, con insegne specializzate nel bio, nel fresco o nei surgelati, ognuna con una proposta distintiva. In Italia, la flessibilità dei formati è maggiore, ma proprio questa versatilità spesso indebolisce l’identità di brand e l’unicità dell’offerta. Sul fronte digitale, la Francia ha già integrato in modo diffuso tecnologie come etichette elettroniche, casse self-scanning e strumenti di spesa assistita, mentre in Italia l’adozione è ancora a macchia di leopardo, concentrata nei flagship o nelle grandi catene più evolute.
L’ITALIA ACCELERA SUGLI AUTONOMOUS STORE E ANTICIPA LA FRANCIA
Un ambito in cui, al contrario, è l’Italia a segnare un punto a favore è quello degli autonomous store, ovvero i punti vendita completamente automatizzati e senza personale di cassa. A oggi, la Francia non ha ancora introdotto soluzioni di questo tipo su scala reale, mentre in Italia è già attivo il primo progetto di questo genere, frutto proprio della visione e della sperimentazione di Retail Hub. Un format evoluto che consente al consumatore di entrare, acquistare e uscire senza passaggi in cassa, grazie a tecnologie di intelligenza artificiale, riconoscimento degli oggetti e pagamenti smart. Un modello che, oltre a offrire un’esperienza d’acquisto fluida e innovativa, risponde concretamente a temi chiave come la riduzione dei costi operativi, l’estensione degli orari di apertura e l’efficienza nella gestione dei piccoli spazi.
E-COMMERCE: LA FRANCIA VINCE SUL DRIVE
Ancora più netta è la differenza sull’e-commerce: oltralpe, il grocery online vale circa il 10% del mercato, con un modello centrato sul click & collect, efficiente e ben integrato nelle abitudini quotidiane. In Italia, dove il valore è fermo al 3%, prevale ancora la consegna a domicilio, con costi logistici più alti e minore ricorrenza d’acquisto.
IL CASO INTERMARCHÉ: QUANDO IL RETAIL È ANCHE INDUSTRIA
Un caso emblematico della visione francese è Intermarché: un’insegna che non solo distribuisce, ma produce direttamente una larga parte dei beni che vende, grazie a una rete di stabilimenti industriali di proprietà. In Italia, invece, la forza è nella filiera agroalimentare esterna, diffusa, indipendente e di altissima qualità, che andrebbe però valorizzata meglio attraverso alleanze strategiche con la GDO.