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Gio. Mar 27th, 2025

Negli ultimi quindici anni, la superficie coltivata a frutta e agrumi in Italia è scesa per la prima volta sotto i 500mila ettari, con una perdita di 200mila ettari di frutteti e oltre 200 milioni di piante da frutto tagliate a causa della cessazione delle coltivazioni. Anche il settore degli ortaggi, legumi e patate ha subito una riduzione significativa, con una perdita di altri 100mila ettari.

Questi dati sono emersi durante l’incontro organizzato da Coldiretti e Filiera Italia al salone Fruit Logistica di Berlino, il principale evento europeo per il settore. Presenti all’evento il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, e l’amministratore delegato di Filiera Italia, Luigi Scordamaglia.

Prezzi bassi e cambiamenti climatici tra le cause principali

La riduzione delle superfici coltivate ha avuto un impatto pesante sul primato produttivo italiano in Europa, che spazia dai kiwi alle pere, dalle ciliegie alle uve da tavola, fino agli agrumi. La crisi è stata determinata da molteplici fattori, tra cui i prezzi troppo bassi riconosciuti agli agricoltori, spesso insufficienti a coprire i costi di produzione.

A peggiorare la situazione, secondo Coldiretti, sono stati anche gli effetti del cambiamento climatico, che negli ultimi anni hanno colpito duramente le coltivazioni. Nel 2023 le alluvioni hanno causato un calo del 63% del raccolto di pere e del 30% di pesche e nettarine. Nel 2024 la siccità ha ridotto del 20% la produzione di agrumi, mentre la produzione di kiwi è crollata del 50% a causa della moria, con gravi danni anche per nocciole e ciliegie.

Insetti infestanti e animali selvatici aggravano la crisi

Oltre al clima, la produzione agricola italiana è minacciata dall’invasione di insetti e malattie aliene, che hanno decimato intere colture. Tra i principali responsabili ci sono la cimice asiatica, il cinipide galligeno che ha colpito le castagne, la Drosophila suzukii che attacca ciliegie, mirtilli e uva, la Tristeza degli agrumi e il virus rugoso del pomodoro.

A questi si aggiungono i danni provocati dagli animali selvatici, in particolare i cinghiali, sempre più numerosi nelle campagne italiane. A sorpresa, anche il parrocchetto monaco, specie originaria del Sudamerica, sta causando ingenti danni ai raccolti di frutta e mandorle nel Centro-Sud, dove si sta diffondendo anche a causa del cambiamento climatico.

Difficoltà nella difesa delle colture e calo delle esportazioni

I frutticoltori italiani si trovano spesso impossibilitati a difendere i raccolti per la carenza di fitofarmaci adeguati. Negli ultimi trent’anni, l’uso di fitosanitari in Italia si è ridotto del 50% e i prodotti disponibili sono passati da oltre mille a circa 300. Allo stesso tempo, le nuove tecnologie non Ogm per il miglioramento genetico (Tea) tardano a essere rese disponibili.

Questa situazione ha ridotto drasticamente il potenziale produttivo del paese, trasformando l’Italia da esportatore netto di ortofrutta a importatore. A incidere è anche la mancanza di reciprocità nelle regole con i paesi extra-Ue, che possono contare su costi di produzione inferiori e sull’uso di pesticidi vietati in Europa.

Calano anche i consumi di frutta e verdura

Oltre alla crisi produttiva, preoccupa anche il calo dei consumi interni. Negli ultimi cinque anni, le famiglie italiane hanno ridotto l’acquisto di frutta di 21 chilogrammi a testa, con un impatto negativo sulla salute. Se si considerano anche gli ortaggi, la riduzione arriva a 40 chilogrammi in meno, secondo l’analisi di Coldiretti su dati Cso Italy.

Le proposte di Coldiretti per invertire la tendenza

Per affrontare la crisi, Coldiretti propone di incentivare l’aggregazione tra le aziende agricole, promuovendo fusioni e adesioni alle Organizzazioni di Produttori (OP). Tra le misure suggerite, rientrano investimenti in sistemi di risparmio idrico, invasi, imballaggi ecologici e compostabili, oltre a strumenti di tutela come assicurazioni sui crediti commerciali e fondi di mutualizzazione.

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