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Gio. Feb 13th, 2025

Alla vigilia della XII Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare, in programma mercoledì 5 febbraio 2025, l’Osservatorio Waste Watcher International segnala un aumento del 9,11% dello spreco di cibo in Italia. Ogni cittadino butta quotidianamente 88,2 grammi di cibo, equivalenti a oltre 32 kg all’anno, con un costo individuale di 139,71 euro e una perdita complessiva di 14,1 miliardi di euro, considerando l’intera filiera, dalla produzione al consumo. Lo spreco domestico incide per 8,2 miliardi di euro, rappresentando il 58,55% del totale.

Alla presentazione dell’evento, ospitata nello Spazio Europa a Roma, è intervenuto il ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste Francesco Lollobrigida, sottolineando l’importanza dell’educazione al rispetto del cibo per ridurre gli sprechi e l’impatto ambientale, senza compromettere la qualità. Ha evidenziato il ruolo degli studi come quello di Waste Watcher per sensibilizzare l’opinione pubblica e formulare proposte concrete.

“Lo spreco domestico resta il problema principale”

Andrea Segrè, fondatore della Giornata di prevenzione dello spreco alimentare e direttore scientifico dell’Osservatorio Waste Watcher, ha ribadito che la principale fonte di spreco resta il contesto domestico, con 1,9 milioni di tonnellate di cibo buttato per un valore di 8,2 miliardi di euro. Secondo Segrè, per raggiungere l’obiettivo 12.3 dell’Agenda 2030 dell’ONU, è necessario ridurre lo spreco individuale di 13 kg annui entro il 2029.

Luca Falasconi, coordinatore del rapporto “Il caso Italia” di Waste Watcher International, ha sottolineato come ogni azione possa contribuire a questa riduzione. L’obiettivo è portare lo spreco settimanale massimo a 369,7 grammi entro il 2030.

“Il cambiamento climatico incide sugli sprechi”

Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, ha evidenziato l’impatto crescente del cambiamento climatico sulla perdita di cibo, soprattutto nelle prime fasi della filiera, a causa di fenomeni come alluvioni e siccità. Ha sottolineato l’importanza della ricerca e della tecnologia per ridurre gli sprechi, nonché la necessità di rivedere le abitudini di consumo, ottimizzando le confezioni dei prodotti e promuovendo scelte più sostenibili.

Paolo Mascarino, presidente di Federalimentare, ha osservato che, nonostante gli sforzi dell’industria alimentare, il problema rimane soprattutto nel consumo domestico, in particolare per i prodotti freschi. Ha proposto soluzioni a lungo termine come l’educazione alimentare nelle scuole e la promozione della dieta mediterranea per contrastare questa tendenza.

“Serve una cultura favorevole al cambiamento”

Lino Stoppani, vicepresidente vicario di Confcommercio, ha sottolineato come la lotta allo spreco richieda visione, investimenti e una cultura favorevole al cambiamento. Ha ribadito l’impegno del sistema Confcommercio nel sensibilizzare i consumatori e promuovere comportamenti più responsabili.

Mauro Lusetti, presidente di Conad, ha ribadito l’impegno della catena nel limitare gli sprechi, distribuendo i prodotti in scadenza ai bisognosi e promuovendo programmi educativi per i consumatori, con particolare attenzione ai più giovani.

Gian Luca Galletti, presidente di Emil Banca, ha illustrato un progetto che coinvolge 400 collaboratori e le loro famiglie, con l’obiettivo di dimezzare gli sprechi alimentari entro il 2030.

Lo chef Filippo La Mantia, ambasciatore della campagna Spreco Zero, ha ricordato come la tradizione culinaria italiana sia sempre stata improntata al riutilizzo e alla riduzione degli sprechi, suggerendo di fare la spesa solo quando necessario e di superare criteri estetici che portano a scartare cibo ancora perfettamente commestibile.

Il ruolo della ristorazione e l’impatto del nuovo codice della strada

Il rapporto “Il caso Italia” 2025 di Waste Watcher analizza anche il ruolo della ristorazione nello spreco alimentare. Carlo Montalbetti, direttore generale di Comieco, ha illustrato un focus sul vino non consumato nei locali alla luce del nuovo Codice della Strada. Il 48% degli intervistati si è dichiarato disponibile a portare a casa il vino avanzato, preferibilmente in contenitori di carta, percepiti come materiali antispreco e riciclabili.

L’uso del contenitore Rimpiattino, promosso da Fipe dieci anni fa per incentivare comportamenti responsabili nei ristoranti, si conferma una soluzione efficace. L’88% di ristoranti e pizzerie e il 77% di bar e birrerie considera urgente la questione dello spreco alimentare nei locali pubblici.

Il 44% dei consumatori afferma di terminare sempre il pasto ordinato, mentre il 36% chiede di portare a casa gli avanzi. Tuttavia, il 10% ammette di non farlo per imbarazzo. Secondo il 54% degli intervistati, i ristoranti ritirano gli avanzi e li inseriscono in appositi contenitori, mentre il 40% dichiara che i locali forniscono direttamente i contenitori. Solo il 5% riporta che il ristorante non prevede questa possibilità.

Per ridurre lo spreco, il 68% degli intervistati considera utile l’acquisto di prodotti sfusi o alla spina, mentre il 67% sarebbe disposto a comprare alimenti scontati in scadenza o con il termine minimo di conservazione superato da poco. Inoltre, il 54% chiede che vengano sistematicamente messi a disposizione contenitori per portare a casa il cibo avanzato, il 48% suggerisce che questa opzione venga proposta dal personale e il 42% vorrebbe la possibilità di scegliere porzioni ridotte.

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