Agricoltura rigenerativa ed economia circolare. Due principi che sono alla base di un caffè attento all’ambiente e di qualità, in un modello di sostenibilità che va dalla pianta alla tazzina. Sono le sfide che si è dato Andrea Illy, presidente dell’azienda di famiglia, Illycaffè, fondata nel 1933 a Trieste dal nonno Francesco. “Ormai la transizione è più necessaria all’economia e alla società di quanto non lo sia per l’ambiente stesso – dice all’AdnKronos -. Il problema sono le ricadute dell’impatto dell’ambiente alterato dall’uomo sulla nostra vita. Noi, con la consapevolezza di questa situazione, cerchiamo di essere un’impresa la cui unica ragione di vita è creare benessere per suoi stakeholder. Con questa logica cerchiamo di avvicinarci il più velocemente possibile a un modello rigenerativo. E questo implica due grosse aree di intervento: agricoltura rigenerativa ed economia circolare”.
Per questo, coerentemente con il proprio modello di business sostenibile, l’anno del centenario, il 2033, è il traguardo che l’azienda si è data per la carbon neutrality. “La roadmap è definita e certificata science based target, e questo è positivo . spiega Illy -. L’anno scorso abbiamo ridotto del 5,6% le emissioni quindi siamo in marcia. La roadmap è chiaramente lunga e bisogna vedere a quelle velocità se si riuscirà a sostituire tutta l’energia con quella rinnovabile”. Per quanto riguarda la produzione Illycaffè usa oggi solo energia rinnovabile, ed è proiettata verso materiali di packaging che siano “infinitamente circolari”. Lo stesso iconico barattolo di bagna stagnata è riciclato al 100%. “Potrebbe diventare parte dei parafanghi della Ferrari idealmente – osserva Illy – perché tutta l’industria siderurgica è alimentata dal rottame e quel genere di packaging contribuisce”.
L’obiettivo è proseguire su un percorso sempre più circolare e questo si riflette anche sui risultati economici. Il primo semestre del 2024 si è chiuso con numeri molto positivi. I ricavi consolidati sono stati pari a 289,1 milioni di euro, con un incremento del 3,8% rispetto all’anno precedente, guidato da tutti i principali mercati. “Siamo in budget, in linea con le proiezioni – evidenzia Illy -. E’ molto positivo anche perché è un anno complicato, non solo dal punto di vista dell’inflazione, che ha un suo impatto, ma sul fronte delle materie prime”. Il cambiamento climatico, rimarca, “è un trigger fenomenale per la speculazione e in questo momento abbiamo prezzi che sono il doppio rispetto a quello che erano in media negli anni passati”.
Anche il cambiamento climatico ha avuto un impatto. “Ci sono stati eventi meteorologici in Vietnam e Brasile legati al ciclo Enso, il fattore che più di tutti influenza il clima nei Paesi produttori di caffè e del Nino e della Nina, che determinano rispettivamente un clima molto umido o molto secco. Quindi i due Paesi leader mondiali per quantità di caffè, Brasile e Vietnam, sono stati entrambi colpiti da siccità notevole e piogge torrenziali. Questo ha creato una fiammata speculativa che non è ancora rientrata”. A influire indirettamente anche fattori logistici, come il blocco del canale di Suez. “C’è parecchia turbolenza nel mercato del caffè – fa notare Illy – sono cambiati anche diversi manager ma noi siamo soddisfatti di assicurare dei risultati in crescita, ben superiori al mercato”.
L’obiettivo “aumentare la redditività e quindi puntiamo a un notevole lavoro di efficientamento. E’ quello che ci vuole per preparare l’azienda”. Il futuro “non so cosa ci riserverà – osserva Illy – da qui a fine anno lo capiremo. Sappiamo tutti, e lo vediamo in Germania, che la recessione potrebbe essere alle porte, che c’è un rallentamento economico, una globalizzazione/deglobalizzazione in atto, tutti elementi di incertezza che necessitato di aziende resilienti”. Le tensioni geopolitiche non impattano significativamente sul settore. “Noi abbiamo scelto di non esporci nel mercato russo – ricorda Illy -. A Israele il mercato non è enorme quindi non impattano direttamente ma indirettamente perché l’incertezza influisce su tutti i mercati e sul’umore dei consumatori. La bella notizia è che il caffè si beve sempre, sia in una situazione di vitalità sia per reagire a tempi duri quindi da quel punto di vista sono un po’ più tranquillo”
Storicamente Illy è la marca di caffè più globale al mondo, presente in 145 mercati e fuori dall’Italia gli Stati Uniti sono il primo mercato per importanza. La Cina, dove l’azienda ha firmato un accordo di distribuzione con Hangzhou Onechance Tech per la grande distribuzione e l’ecommerce, ha continuato a crescere costantemente negli ultimi 10 anni. “C’è stata una battuta d’arresto post Covid dovuta a una molteplicità di fattori – spiega Illy -. La crisi immobiliare che ha messo in grande condizione di incertezza le famiglie cinesi, la chiusura della Cina stessa e la politica di egemonia che è per definizione non è così aperta all’Occidente come nei 30 anni della globalizzazione”. Non sa dire se il Paese tornerà ai livelli pre Covid.
“Non credo ci sia la volontà politica di tornare a quei livelli lì ma la cross fertilizzazione culturale con l’Occidente ha fatto sì non solo che oggi il caffè sia conosciuto e apprezzato in Cina ma si è risvegliata anche la concorrenza cinese. Non solo lo coltivano, noi gli abbiamo insegnato a farlo, ma oggi hanno le loro aziende di caffè che concorrono con quelle internazionali”. Illy è convinto che la situazione cinese si capirà meglio a fine anno con l’insediamento della Commissione europea e l’esito delle elezioni americane .”Il confronto con la Cina è determinante – chiosa -. Se la politica internazionale è conciliatrice si possono creare le condizioni per accelerare la crescita”.
Tra gli obiettivi del prossimo futuro potrebbe esserci la quotazione in Borsa, a partire dal 2026. “La soluzione di default sarà la Borsa – spiega Illy -. Non è escluso che ci sia un intervento sul privato, bisognerà decidere dopo aver fatto tutti i giri di orizzonte che servono. Però, se ci saranno le condizioni, la Borsa sarà la scelta. Per ora è ‘on the top of the list’”. Il 2026, precisa, “è una data indicativa, significa non prima del 2026 ma a partire dal 2026 e la piazza è ancora tutta da decidere, anche perché queste sono decisioni last minute”. Il mercato, “sta evolvendo molto da quando Londra ha perso il suo ruolo di piazza di riferimento europea, e i mercati si stanno ridistribuendo tra Amsterdam, Parigi e Milano. Bisognerà vedere in funzione delle caratteristiche del mercato”.
Milano è una delle piazze sulle quali potrebbe approdare. “È quella del lifestyle – evidenzia il presidente di Illycaffè – e questo può essere un elemento di valutazione ma non abbiamo ancora deciso né se andare nella piazza né quale possa essere e questa risposta sarà la stessa ancora per un bel po’”.