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Dom. Nov 10th, 2024

Chi non ricorda lo spot del gattino infreddolito salvato dalla bambina con l’impermeabile giallo? Oppure quello, firmato da Fellini, nel quale la protagonista non esita a ordinare ‘Rigatoni’ al cameriere che decantava i piatti della Nouvelle Cuisine? Due filmati entrati nella storia della comunicazione pubblicitaria italiana e ora catalogati nel nuovo sito dell’Archivio storico Barilla www.archiviostoricobarilla.com.

Una visita virtuale – spiega Adnkronos – all’Archivio storico Barilla è un modo alternativo per festeggiare la Giornata internazionale dei musei (18 maggio). Il progetto è stato voluto fortemente da Pietro Barilla con l’obiettivo di conservare e valorizzare la documentazione storica prodotta dall’azienda a partire dalla sua nascita, nel 1877, pochi anni dopo l’unità d’Italia. L’Archivio storico Barilla è stato dichiarato dal ministero per i Beni e le attività culturali ‘sito di notevole interesse storico’ perché “racconta l’evoluzione del costume italiano”.

Oltre 35.000 i documenti catalogati che ripercorrono la storia, l’attività economica, la strategia comunicativa e pubblicitaria dei marchi iconici come Barilla, Mulino Bianco, Pavesi, Pan di Stelle e Voiello. La sezione su grafica e comunicazione pubblicitaria raccoglie oltre 150 manifesti dagli anni Venti del Novecento ad oggi, oggetti promozionali e circa 2.700 filmati pubblicitari per tv e cinema. A partire dal più antico ‘Le ali del nostro cielo’, dove cucchiai e forchette danzano sulle note della ‘Gazza ladra’ di Rossini. Un campo, quello della comunicazione, in cui Barilla è stato pioniere, anche grazie a collaborazioni d’autore con straordinari registi, come Federico Fellini, Wim Wenders, David Lynch, Giuseppe Tornatore e Gabriele Salvatores. E alle interpretazioni di personaggi sportivi e del mondo dell’arte e dello spettacolo come Alberto Tomba, Dario Fo, Mina, Massimo Ranieri e Pierfrancesco Favino, Steffi Graf e Roger Federer.

La fototeca, con migliaia d’immagini dell’azienda dal 1913 ad oggi, permette di ricostruire il carattere di impresa familiare italiana che ancora oggi caratterizza Barilla: dal fondatore Pietro sino ai fratelli Guido, Luca e Paolo, attualmente ai vertici del Gruppo e quarta generazione di questa dinastia del Made in Italy. Non manca una sezione dedicata al merchandising con tanti oggetti vintage che possono essere acquistati direttamente sul sito dagli appassionati di collezionismo.

1877: Nasce a Parma la Barilla. La storia di Barilla inizia a Parma nell’Italia post unitaria di Crispi e Giolitti, quando Pietro Barilla apre una bottega di pane e pasta a Parma. Di questo periodo nel sito alcune testimonianze, tra cui una delle prime fatture, datata 1909 e cartoline d’epoca di una Parma in piena Belle Époque.

1910-1947: Barilla diventa impresa e arriva alla sua seconda generazione. Al fondatore succedono nei primi anni del ‘900 i figli Riccardo e Gualtiero. Nasce il primo stabilimento, con 100 operai e la produzione di 80 quintali di pasta al giorno. Del primo stabilimento industriale di pane e pasta, aperto in via Veneto nel 1910, sono catalogate numerose testimonianze fotografiche: la mensa, l’ufficio cassa, quelli acquisti e spedizioni. E del 1910 è anche il primo marchio aziendale firmato dallo scultore Emilio Trombara: un bimbo che versa un tuorlo d’uovo in una madia di farina. Il primo grande successo commerciale della famiglia è il confezionamento della pastina glutinata, che campeggia nelle cartoline promozionali e nei calendari degli anni Trenta con bambini sorridenti e paffuti. Riccardo Barilla, dopo la morte del padre e del fratello, guida la crescita negli anni Venti e Trenta. Nel 1936, Pietro, figlio di Riccardo, entra in azienda e comincia lo sviluppo della rete commerciale. Nel 1937, il lancio della pasta fosfina (grazie al fosforo, ‘dà forza ai deboli, sostiene i forti’), segna l’avvio dell’attenzione della famiglia Barilla per il tema nutrizione.

1947-1971: Barilla inventa il packaging della pasta e ‘conquista’ l’Italia. Alla morte di Riccardo Barilla, nel 1947, prende le redini dell’azienda la terza generazione della famiglia. Pietro Barilla, che si occupa soprattutto di marketing e promozione, e il fratello Gianni, attento allo sviluppo della fabbrica e dell’amministrazione. Nell’archivio storico le foto con gli arnesi di un’arte pastaria che pensa sempre più in grande: accanto a stampi, setacci e trafile fanno capolino i progetti grafici di Erberto Carboni, cui si deve il logo dell’azienda incorniciato nell’ovale arrivato, dopo varie revisioni e ritocchi (l’ultimo nel 2022), fino a noi.

Il viaggio di Pietro in America, nel 1950, diventa il simbolo, spartiacque, tra il passato e il futuro dell’azienda. Conosce da vicino le logiche della pubblicità, le tecniche del marketing, il packaging e la grande distribuzione organizzata. Il primo effetto di questo confronto con il nuovo è l’adozione della confezione di cartone per la pasta, fino a quel momento venduta sfusa o esportata in cassette di legno.

L’archivio rivela le origini del classico ‘Blu Barilla’, oggi sinonimo di pasta in oltre 100 Paesi. Una scelta cromatica che evoca i fogli color carta da zucchero in cui fino ad allora i negozianti avvolgevano la pasta al momento della vendita, immediatamente riconoscibile dalle massaie.

All’inizio degli anni ‘60 Barilla diventa società per azioni. Ha 1.300 dipendenti e 200 addetti alle vendite. Nel 1965 Barilla entra per la prima volta nel mercato dei prodotti da forno confezionati, producendo grissini e cracker. Ai primi passi di Neil Armstrong sulla Luna segue, per Barilla, un’altra rivoluzione: nel 1969 viene costruito lo stabilimento di Pedrignano, a pochi chilometri da Parma, il più grande sito produttivo di pasta nel mondo, con una capacità produttiva di 1.000 tonnellate al giorno. Di quegli anni sono testimonianza sul sito dell’Archivio Storico documenti, ritagli di giornale, foto con personalità del tempo e filmati.

1952-1975: Da Mina al Mulino Bianco, Barilla interpreta i nuovi stili di vita. Per aumentare la sua notorietà e affermare la pasta su tutto il territorio nazionale, Barilla decide di puntare sulla pubblicità, che in quegli anni muove i suoi primi passi in tv. Tra i testimonial attori italiani come Giorgio Albertazzi, il futuro premio Nobel per la Letteratura Dario Fo, i cantanti Massimo Ranieri e Mina (preferita all’ultimo a Sophia Loren), con tutti i caroselli archiviati e consultabili sul sito.

Nel 1975 nasce Mulino Bianco, una nuova linea di prodotti da forno, tra cui biscotti, sostituti del pane e merende che segna l’affermazione della ‘colazione all’italiana’ e anticipa i tempi, mettendo in scena il bisogno del ‘ritorno alla natura’ e alle cose buone e genuine. Di questo abbiamo testimonianza nel sito dell’Archivio Storico con le prime forme in terracotta dei biscotti del Mulino Bianco e la preziosa documentazione sulla storia del Marchio. Qualche anno dopo sarà la volta delle sorpresine che, contenute nelle scatole di fiammiferi, rappresenteranno un simbolo della merenda di quegli anni. Nel sito se ne trovano oltre 600: gommine, origami, normografi, pastelli di cera, calendari, indovinelli, adesivi, il gioco dell’oca, carte geografiche… impossibile citarle tutte.

1979-1993: il rilancio. ‘Dove c’è Barilla c’è casa’. Nel 1979 Pietro Barilla ritorna alla guida del gruppo. Lo storico riacquisto dell’azienda dopo una parentesi di 8 anni coincide con la ripresa di una strategia industriale e comunicativa di lungo periodo, fondata sull’idea di rilanciare la pasta e sviluppare l’offerta dei prodotti da forno. Sono gli anni della collaborazione di Barilla con i più grandi registi del cinema mondiale. Una chicca dell’archivio è il backstage sul set di ‘Rigatoni’ con Federico Fellini, che nel 1985, firma una pubblicità geniale che prende in giro la nouvelle cuisine allora in ascesa (la coppia sofisticata seduta al tavolo di un ristorante di lusso rifiuta portate dal nome francese per ordinare rigatoni, tra lo stupore di tutti). Poi arriva una campagna riconoscibile anche ad occhi chiusi. Lo slogan ‘Dove c’è Barilla c’è casa’. La musica: Hymne, del musicista Vangelis. E il ritorno a casa della bambina dall’impermeabile giallo con un gattino infreddolito fa stringere il cuore di milioni d’italiani.

Nel 1990 è invece la volta di un giovanissimo Giuseppe Tornatore, reclutato, insieme a Ennio Morricone, per la campagna sulla ‘Famiglia del Mulino’ dedicata al brand Mulino Bianco. Che mette in scena un universo di valori – la famiglia, la natura, l’ambiente, la qualità dei prodotti e delle materie prime – che ancora oggi connotano l’azienda.

1993-Oggi: Guido, Luca e Paolo alla guida dell’azienda, tra internazionalizzazione e sostenibilità. Nel 1993, dopo la scomparsa di Pietro Barilla, l’azienda passa nelle mani dei figli Guido, Luca e Paolo. E le parole d’ordine diventano due: espansione internazionale e sostenibilità. Gli anni ‘90 e il primo decennio degli anni 2000 sono caratterizzati dalla crescita sui mercati europei e statunitense, l’apertura di nuovi impianti produttivi e l’acquisizione di importanti marchi quali Pavesi (Italia), Misko (Grecia), Filiz (Turchia), Wasa (Svezia), Yemina e Vesta (Messico) e Harrys (Francia). Nel 2016 Barilla porta avanti il piano di espansione geografica in Brasile e Medio Oriente, confermando al contempo la sua forza negli Usa e nei mercati emergenti dell’Asia. Barilla cresce fortemente in Francia con le pubblicità firmate da David Lynch e Ridley Scott con protagonista Gérard Depardieu mentre in Germania Steffi Graf serve la pasta Barilla sul ‘piatto’ del trofeo vinto a Wimbledon. Sono davvero numerose le testimonianze dell’Archivio Storico che evidenziano l’interesse del Gruppo Barilla per il mondo dello sport e gli esempi di collaborazione con i principali atleti e attori del momento.

2010-2022: Barilla e il business sostenibile, tra benessere delle persone e filiere responsabili. Sostenibilità è la bussola che guida oggi il business del Gruppo di Parma: promozione di stili di vita sani e di un’alimentazione sostenibile, miglioramento continuo dei prodotti esistenti all’insegna della doppia piramide (nutrizionale e ambientale), sostegno all’agricoltura nazionale, valorizzazione della diversità. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti. dal 2010 sono 476 i prodotti riformulati da Barilla per ridurre il contenuto di grassi, grassi saturi, sale e/o zucchero o incrementando il contenuto di fibre. Dal 2016 la scelta di non utilizzare l’olio di palma.

Una scelta raccontata anche in comunicazione dai dialoghi surreali tra il mugnaio Antonio Banderas e la gallina Rosita, un robot con le piume oggi ancora presente nelle stanze, non solo virtuali, dell’Archivio storico. E sono oltre 10.000 le aziende agricole coinvolte in progetti di agricoltura sostenibile riguardanti le materie prime principali. Per esempio, La ‘Carta del Mulino’, in Italia e la Carta di Harrys, in Francia, per il grano tenero. Il ‘Decalogo per la coltivazione sostenibile del grano duro Barilla’, tra contratti di filiera e agricoltura di precisione. La Carta del basilico, per un ingrediente principe di salse e pesti pronti. In tema di diversità e inclusione, nel 2021 Barilla è la prima azienda italiana ad aggiudicarsi il Catalyst Award per la sua attività di valorizzazione della leadership femminile sul luogo di lavoro e di inclusione per tutti i dipendenti a livello globale.

2018-2021: investire nel futuro. Barilla annuncia 1 miliardo di euro di investimenti in cinque anni nel proprio assetto industriale. La metà in Italia. Circa il 60% sarà finalizzato ad aumentare il livello di competitività e sostenibilità attraverso il miglioramento dei processi e delle tecnologie, mentre circa il 40% sarà indirizzato a supportare la crescita geografica e l’innovazione. Accanto agli investimenti industriali proseguono le acquisizioni. In Italia, il pastificio di Muggia (Trieste) da Pasta Zara. All’estero, Catelli e Pasta Evangelists, per crescere in Canada e in UK. Con Blu1877, il braccio di Venture Capital dedicato a supportare nuove idee imprenditoriali nel settore food e la creazione di un nuovo digital hub a Londra, Barilla guarda alle nuove tendenze globali di consumo in un mondo che sta cambiando. Nel frattempo, entra in Italia nella categoria delle creme spalmabili con la nuova crema Pan di Stelle, la pasta stampata in 3d diventa realtà con BluRhapsody e la farina di legumi ‘si fa’ pasta e biscotti.

2022: il viaggio continua… I festeggiamenti dei 145 anni di vita dell’azienda coincidono con il lancio della nuova pasta ‘Al bronzo’, che unisce gusto e consistenza unica a una confezione in cartoncino 100 % riciclabile, fatta di carta proveniente da foreste gestite responsabilmente. E un nuovo logo che omaggia la passione nel fare la pasta e l’anniversario dell’azienda.

Nel frattempo, cresce l’agriBosco, un luogo che Barilla regala alla comunità di Parma, dove boschi e agricoltura sostenibile coesistono e mostrano come l’azienda intende interpretare il suo ruolo nel mondo. E rinasce a nuova vita, sempre nel segno dell’esperienza della pasta, la Bottega Storica di Parma, dove tutto ha avuto inizio.

A riprova che in Barilla passato, presente e futuro sono e continueranno a essere legati da un doppio filo fatto di tradizione e innovazione, di orgoglioso ‘saper fare’ e di apertura verso nuove idee per sviluppare soluzioni alimentari sempre più sostenibili.

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