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Gio. Ott 10th, 2024

(…) Non è un mistero che ogni manifestazione sportiva di respiro internazionale debba fare i conti con la logica degli sponsor. Marchi che investono cifre elevatissime per posizionare i loro prodotti in ottima visibilità, così da ottenere una pubblicità tale da consentire di rientrare del proprio investimento. Il gesto di CR7, che sposta una bottiglia di Coca-Cola dal tavolo delle conferenze, invitando i giovani atleti a bere acqua, non ha mancato di provocare un’ondata polemica. Anche perché, poche ore dopo, è arrivato il medesimo gesto da parte del francese Pogba, che ha rimosso una bottiglia di birra per motivazioni religiose. Al di là della querelle sui social, il problema si è avuto principalmente proprio a livello di sponsor, in quanto il posizionamento di quelle bottiglie era regolato da precisi (e onerosi) contratti. E’ quanto riporta Contocorrenteonline che prosegue:


Quella che a giugno era sembrata nient’altro che l’ennesima polemica da social, rischia ora di diventare un problema serio. Secondo quanto previsto dall’articolo 16 della nuova normativa al vaglio dell’Europarlamento, l’Ue potrebbe a breve vietare la sponsorizzazione di marchi di vino e birra nelle competizioni sportive a squadre. Un divieto che varrebbe per tutte le categorie, dai dilettanti ai professionisti. Un passo che rientra a pieno titolo nella stretta che l’Europa sta operando su tutte le produzioni ritenute dannose per la salute, specialmente dal punto di vista cancerogeno. Il vino ad esempio, al pari di altre bevande alcoliche, rischia di ricevere il “bollino nero” che contraddistingue il commercio delle sigarette. I marchi di queste, già da tempo, sono ormai lontani da qualsiasi competizione sportiva. Ben diverso è il discorso per altisonanti nomi del commercio della birra.

Il divieto potrebbe creare un buco milionario nei contratti di sponsorizzazione. L’eurodeputato leghista, nonché membro della Commissione Beca contro la lotta al cancro (che ha già approvato la normativa) Angelo Ciocca, ha sollevato la questione al Parlamento europeo. Il punto, secondo l’europarlamentare, è che un tale provvedimento metterebbe in pericolo l’economia che gira attorno a tali marchi. Specie in Italia, dove la produzione di vino rappresenta un settore particolarmente florido per i marchi Made in Italy. Una decisione simile, secondo Ciocca, a fronte di sostanziali danni economici non avrebbe “nulla a che vedere con il reale contrasto al lotta contro il cancro”.

Il punto è anch’esso economico. Migliaia di realtà sportive rischierebbero di ritrovarsi senza finanziamenti, correndo il serio pericolo di chiudere i battenti. L’Ue però sembra aver deciso di seguire questa strada. All’orizzonte, oltre ai divieti, spuntano anche le tassazioni sul mercato interno degli alcolici. Assieme all’etichetta di avvertenza sanitaria che, secondo i produttori, affosserebbe quasi totalmente il mercato. Ancora una volta, il dibattito tra tutela della salute e logica di mercato entra in rotta di collisione.

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