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Gio. Ott 10th, 2024

Startup food-tech nata per rivoluzionare il rapporto tra consumatori e filiera di distribuzione alimentare, ha lanciato il primo e-commerce partecipativo dove la qualità dei prodotti è certificata direttamente da una community di consumatori che propone e decide cosa mettere in vendita.

Il progetto è nato nel giugno del 2020 in piena pandemia, quando anche il solo gesto di fare la spesa al supermercato era vissuto come conquista di libertà nell’intricato sistema di restrizioni. Ma anche in questa “zona franca” la libertà dei consumatori più attenti avrebbe incontrato non poche resistenze: sugli scaffali, spesso, si trovano prodotti selezionati sulla base di scelte di marketing e profitto, che talvolta non tengono conto a sufficienza della qualità e del gusto.

In questo contesto ha preso piede l’idea di due trentenni pugliesi di Palo del Colle, piccolo centro alle porte di Bari, che hanno sviluppato e lanciato Foodu, una nuova piattaforma di e-commerce partecipativo, dove i decisori finali sono i consumatori. Obiettivo della startup food-tech fondata da Antonella Fasano e Paolo Pannarale, è quello di sperimentare il primo modello di filiera agroalimentare in Italia in cui è la community dei consumatori che propone e decide cosa mettere in vendita.

Chiunque può unirsi alla community di Foodu: esperti indipendenti ne valutano la qualità, mentre un gruppo di consumatori, veri e propri “clienti speciali” chiamati Approver, testano in anteprima i prodotti a prezzi scontati valutando il gusto. Solo se il prodotto è sano e anche buono, allora viene messo in vendita per tutti su Foodu (https://www.foodu.it/).

 «In soli 12 mesi abbiamo coinvolto oltre 1.000 persone e realizzato circa 22.000 consumer test – commenta Antonella FasanoFounder e CEO di Foodu – La gente partecipa perché da un lato impara a riconoscere la qualità di nuovi prodotti, confrontandoli con quelli a scaffale nei supermercati, dall’altro offre recensioni utilissime per la selezione del nostro paniere, che al momento conta circa 500 prodotti, ma ha l’obiettivo di portarli in poco tempo a 1.500, base minima per fare una spesa completa».

Per espandere la propria presenza nel mercato della spesa online, coinvolgere nuovi soci e accompagnare anche i produttori in un processo di trasformazione “consumer centric”, Foodu lancia dal 21 ottobre online su Mamacrowd (https://mamacrowd.com/project/foodu), la sua prima campagna di equity crowdfunding: la startup punta a raccogliere un massimo di 300.000 €, equivalente al 14,2% delle quote societarie.

Il segmento di mercato di riferimento è quello della spesa online, un mercato in crescita esponenziale, che ha fatto registrare un +112% rispetto all’anno precedente, nel 2020.

«Con il coinvolgimento del consumatore, oltre ad altre tipologie di investitorirendiamo la nostra visione completa, rendendo partecipi i clienti finanche nel nostro capitale sociale – prosegue Antonella Fasano – La risposta della nostra community è stata straordinaria. Del resto alcuni dei nostri clienti avevano già deciso di investire in Foodu, ancor prima del lancio della campagna».

Il modello Foodu, fondato sui tre pilastri della salubrità, sostenibilità e filiera, vuole stravolgere le logiche attuali, mettendo al centro il consumatore e partendo da una reale domanda di mercato: l’89% dei piccoli e medi produttori intervistati hanno dichiarato di immettere sul mercato i propri prodotti senza farli testare preventivamente dai consumatori. Nel rispondere a questa esigenza dei medio-piccoli produttori, Foodu ha implementato anche una linea di servizi B2B, una piattaforma di consumer science digitalizzata a servizio dei produttori: «Il coinvolgimento del consumatore è uno dei principali trend di mercato, anche nel settore agroalimentare– spiega Paolo Pannarale, Founder e CTO di Foodu –  Il nostro Community Test digitalizzato aiuta il produttore ottenere tutte le informazioni necessarie a migliorare il prodotto in maniera estremamente semplice e ad un budget consono».


Il coinvolgimento del consumatore è uno dei principali trend di mercato, anche nel settore agroalimentare.
I consumatori non sono più dei soggetti passivi; non si accontentano di subire le scelte dei brand, né di limitarsi a “fare una scelta” tra i brand a disposizione. Il rapporto tra aziende e consumatori si baserà nell’immediato futuro sempre più su forme di dialogo di tipo attivo e partecipativo, da cui possono emergere importanti scambi costruttivi.

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