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Dal 10 ottobre al 13 dicembre 2020, il Museo MA*GA di Gallarate (VA) ospita la personale di Marzia Migliora, dal titolo Lo spettro di Malthus, a cura di Matteo Lucchetti.

La mostra ruota attorno al progetto, realizzato grazie al sostegno di Italian Council, ambientato in gran parte nelle miniere di salgemma siciliane di Petralia e Racalmuto, formatesi circa 6 milioni di anni fa.

Lo Spettro di Malthus è l’ideale conclusione del ciclo di ricerca degli ultimi anni, che Marzia Migliora ha dedicato all’analisi sul rapporto tra produzione di cibo, merce e plusvalore del modello capitalista e allo sfruttamento delle risorse umane, animali e minerarie. Temi evocati fin dal titolo del progetto proposto in cui l’artista richiama la teoria enunciata da Thomas Malthus, economista e demografo inglese (1766-1834), che teorizzava, già a fine diciottesimo secolo, il problema dell’insostenibilità tra crescita demografica e produzione alimentare, indicando come conseguenze di monoculture e allevamenti industriali, possibili carestie e pandemie a livello globale.

“L’opera di Marzia Migliora – dichiara Claudia Maria Mazzetti, Assessore ai Musei del Comune di Gallarate – è un vero e proprio tuffo nella cultura digitale, in un’opera a 360° che amplia le frontiere delle possibilità espressive dell’arte senza perdere però il contatto con la natura, vera origine di ogni esperienza umana. In questa prospettiva sono soddisfatta delle scelte fatte da Amministrazione comunale e Museo perché’ al trasformarsi delle arti contemporanee anche la casa dell’arte, il museo, si trasforma, aprendo, dal 2021 un centro dedicato alla cultura digitale”.

“Sono inoltre molto contenta del supporto di Ricola – prosegue Claudia Maria Mazzetti – per l’apertura gratuita del museo fino a fine 2020: un segnale positivo, di ottimismo e di incentivo alla partecipazione culturale di tutti dopo i difficili momenti vissuti in questi mesi”.

“Le motivazioni – afferma Matteo Lucchetti – che hanno portato Marzia Migliora ad esplorare le contraddizioni insite nei modelli produttivi agricoli industrializzati, o le pratiche estrattive intensive del capitalismo neoliberale, sono ancorate alla convinzione che i paradigmi sui quali si basa l’esistenza del mondo industrializzato che conosciamo, siano alla radice delle emergenze, presenti e future, che il genere umano si sta progressivamente trovando ad affrontare”.

“Questa non è la prima volta che Marzia Migliora lavora a Gallarate – ricorda Alessandro Castiglioni, Conservatore del MA*GA. L’artista è infatti presente nella collezione del Museo con l’opera Made in Italy, realizzata nel 2016 e dedicata alle complesse vicende di sfruttamento e rinaturalizzazione del torrente che attraversa Gallarate in relazione all’esplosione e successiva crisi dell’industria tessile lombarda, dagli anni Cinquanta a oggi”.

“Con l’opera Lo Spettro di Malthus – continua Alessandro Castiglioni – Marzia Migliora prosegue una ricerca pluriennale dedicata a lavoro, risorse naturali e ambiente, interrogando ciascuno di noi sulle responsabilità, individuali e collettive, relative all’uso e sfruttamento di risorse e forza lavoro”.

La mostra si articolerà attorno a una serie di nuovi lavori di Marzia Migliora, in un percorso esperienziale site specific, che vede, tra le altre cose, la presenza di installazioni ambientali, un’animazione digitale realizzata in realtà virtuale, e una grande tenda in tre parti. Il pubblico infatti si muoverà attraverso tutto lo spazio espositivo scoprendo le opere aldilà delle tende, che introducono una linea temporale di crescita demografica, dal 1700 al 2100, sulla quale si focalizza la ricerca dell’artista.

“Il progetto – specifica Matteo Lucchetti – nasce da una serie di ventiquattro collage che Marzia Migliora ha iniziato nel 2017 con il titolo di Paradossi dell’abbondanza, che mescolano la tecnica del disegno alla tradizione del papier collé, per raccontare le contraddizioni vissute in campo agricolo, dalla prospettiva degli agricoltori stessi, che siano gli stagionali migranti dei nostri giorni, i braccianti delle piantagioni coloniali, oppure più semplicemente provenienti dal background contadino vicino all’artista e alla storia della sua famiglia. Il titolo dell’opera è preso a prestito da un capitolo del libro Una storia commestibile dell’umanità del giornalista inglese Tom Standage, che ripercorre una certa idea di modernità attraverso la storia dell’agricoltura e del suo asservimento alla produzione di cibo come merce: con l’introduzione di monoculture, produzioni intensive, pesticidi, organismi geneticamente modificati e quanto ha permesso un presunto dominio dell’uomo sui cicli naturali della germinazione. Questi disegni introducono all’installazione Lo spettro di Malthus che chiama direttamente in causa la figura dello studioso inglese che nel 1798 pubblica Saggio sul principio della popolazione e i suoi effetti sullo sviluppo futuro della società, precursore rispetto agli squilibri tra crescita demografica e produzione alimentare.

Marzia Migliora ha immaginato questo lavoro come un’immersione nelle viscere della terra, fino a oltre cento metri di profondità sotto il livello del mare. Questa è la quota più profonda alla quale si trova il salgemma estratto da secoli nelle miniere siciliane di sale, in stratificazioni geologiche formatesi sei milioni di anni fa. Il lavoro, che prende la forma di un video in realtà virtuale, permette un viaggio altrimenti impossibile, nei tunnel scavati dall’uomo nella profondità della terra, che appaiono come intestini popolati da animazioni provenienti dai disegni dell’artista, i quali visualizzano alcuni passaggi fondamentali del conflitto tra il cosiddetto progresso e i suoi costi all’interno dell’ecosistema”.

Accompagna l’iniziativa, un’edizione d’artista in forma di rivista, distribuita in edicola venerdì 16 ottobre con il settimanale Internazionale, ed è stata preceduta da un ebook, scaricabile dal sito www.museomaga.it, dedicato agli sketchbook inediti di Marzia Migliora che svelano e anticipano il percorso di ricerca e produzione a cui l’artista sta lavorando da oltre un anno.

Il progetto è realizzato grazie al sostegno di Italian Council (VI Edizione, 2019) programma di promozione di arte contemporanea nel mondo, della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo.

Un ringraziamento particolare va ai partner di progetto: Serlachius Museums di Mänttä che ha ospitato la prima versione dell’opera nella mostra The Quest for Happiness, Italian Art Now, Van Abbemuseum di Eindhoven per il programma online e la presentazione del lavoro di Marzia Migliora, l’Istituto Italiano di Cultura di Varsavia per il supporto nella diffusione del progetto, e i partner culturali Galleria Nazionale San Marino e il Premio Nazionale Arti Visive Città di Gallarate, grazie al quale l’artista per la prima volta ha lavorato al MA*GA nel 2016. Si ringrazia inoltre la Galleria Lia Rumma, Milano / Napoli.

Il progetto è reso possibile anche grazie al supporto di Italkali Società Italiana Sali Alcalini S.p.A. a cui appartengono Giacimenti siciliani di sale naturale di Racalmuto e Petralia

L’ingresso gratuito è offerto da Ricola, partner istituzionale del MA*GA.

L’azienda svizzera inoltre sarà lieta di offrire domenica 11 ottobre alle ore 15 presso il bar del MA*GA la degustazione delle sue benefiche tisane.

“Ricola è molto legata al tema della mostra di Marzia Migliora – spiega Luca Morari, Vice President Southern Europe Ricola & CEO Divita -. La tutela dell’ambiente per Ricola infatti non significa solo utilizzo di ingredienti naturali per i propri prodotti, ma è un modello d’affari che si attua attraverso il senso di responsabilità ambientale e che caratterizza ogni fase del processo di produzione. Ecco qualche esempio: le 13 erbe, alla base di tutte le ricette Ricola, vengono coltivate sulle montagne svizzere da famiglie contadine, che hanno contratti pluriennali con l’azienda a tutela del proprio lavoro. L’impiego di metodi naturali, in regime di agricoltura biologica e senza l’apporto di fitofarmaci o concimi chimici, e l’ausilio di lavoro principalmente manuale va a vantaggio anche della biodiversità. Le erbe fresche appena raccolte vengono essiccate, pulite, tagliate e immagazzinate nel Kräuterzentrum di Laufen, la cittadina d’origine e sede di Ricola. Il Centro delle Erbe Ricola è una struttura unica in Europa, non solo perché porta il nome dei celebri architetti Herzog & De Meuron ma anche per il suo ridotto impatto ambientale per merito del materiale di costruzione, argilla a Km zero, proveniente della Valle di Laufen. Anche l’ubicazione di questo enorme magazzino è stata pensata per ridurre il più possibile gli spostamenti verso gli insediamenti produttivi dell’azienda e di conseguenza contenere le emissioni di CO2”.

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